La trappola dell'occulto: Halloween, Capodanno di tutto il mondo esoterico

Da diversi anni Halloween si è diffuso ovunque in Italia e in buona parte dell’Europa attraverso un processo apparentemente legato solo al business e alla moda, silenzioso e inarrestabile. Genitori e nonni si prodigano a comprare la famigerata zucca, gli addobbi e le maschere spaventose ai propri bambini, con lo stesso impegno profuso per la festa di carnevale. Ma Halloween non è un carnevale, e un cristiano non dovrebbe definirla una festa, sebbene si presenti soltanto come un innocente momento di spensierato divertimento.   
Purtroppo molti ignorano il reale significato di questa deleteria ricorrenza che nasce dal “Samhain”, un rito in onore di divinità pagane celebrato nelle isole britanniche dalle popolazioni celtiche. Si trattava, quindi, di un culto al principe della morte attraverso riti orgiastici, durante i quali le bevande alcoliche scorrevano a fiumi, e l’offerta di sacrifici anche umani era considerata necessaria per ingraziarsi gli spiriti maligni. I Druidi, che rappresentavano la casta sacerdotale dei Celti, celebravano la notte di “Samhain” come la solenne cerimonia di passaggio dalla stagione estiva a quella invernale.   
Era questo il momento in cui le tenebre avrebbe domato il dio del Sole facendo tornare sulla terra le anime defunte che si sarebbero introdotte nei viventi. Per allontanare questi spiriti si compivano dei rituali dove era necessario mascherarsi con le pelli di animali uccisi in precedenza. I Druidi portavano delle lanterne create con delle rape svuotate e incise a forma di volto umano al cui interno era posta una candela accesa realizzata con il grasso dei sacrifici. Il mattino seguente si accendeva il fuoco nuovo e si compiva il giro delle famiglie portando in ogni abitazione le braci ardenti: chi rifiutava l’offerta veniva maledetto. Papa Gregorio IV nell’834 decideva di posticipare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre, al fine di scalzare le credenze popolari relative al culto del “Samhain”.   
Gli irlandesi credevano che il 31 ottobre i defunti potessero avere un accesso nel mondo dei vivi. Per questo motivo tradizionalmente in casa lasciavano il fuoco acceso, il cibo sulla tavola e la porta d’ingresso socchiusa. I bambini, invece, chiedevano leccornie, mele e nocciole che rappresentavano le offerte ai defunti. Anche oggi, i ragazzini, soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, vanno in giro a bussare alle porte delle case ripetendo la formula “trick or treat”, che dietro all’innocente significato di “dolcetto o scherzetto” e alla traduzione letterale di “trucco o divertimento”, nasconde quello originario di “maledizione o sacrificio”. Secondo una leggenda la tradizionale zucca, somigliante ad una testa di morto, rappresenta l’irlandese errante Jack O’Lantern, che avrebbe cercato di ingannare il diavolo che a sua volta si sarebbe vendicato condannandolo a vagare in eterno tra terra e cielo.   
Oggi attorno ad Halloween c’è un mercato di maschere, teschi, zucche, mantelli, cappellacci, fantasmi, streghe e zombie…balli in maschera, notti trasgressive… Ma è anche un periodo in cui si denota un netto incremento di affari per i maghi dell’occulto. È proprio questo l’aspetto ancora più inquietante di tutta la vicenda: il 31 ottobre viene riscoperto con grande fascino dagli esoteristi che addirittura definiscono questa notte come «il Capodanno di tutto il mondo esoterico, la festa più importante dell’anno per i seguaci di satana».   
Altro che semplice evasione e gioco! Halloween si rivela il “giorno più magico dell’anno” e l’occasione per consultare maghi, oroscopi e tarocchi fino a giungere alle iniziazioni esoteriche. Per gli occultisti è una delle quattro ricorrenze più importanti del loro calendario, dove la profanazione dei cimiteri, le messe nere, i sacrifici e ogni sorta di dissacrazione e sacrilegio vengono esaltati ed auspicati. Halloween rappresenta così l’ennesimo tentativo di promuovere il macabro, l’orrore, l’occultismo e l’esoterismo, la stregoneria e la magia.   
La santità, la purezza, la carità, la bellezza, sono costrette a lasciare il posto ad immagini di morte e di sangue, a messaggi distorti e lugubri, costringendo la nostra cultura ad accogliere le attività del male come se fossero un bene e rifiutando il cristianesimo come superato e fuori moda. Le nuove generazioni ricevono un ulteriore bombardamento di orrore e violenza, pensando forse che la paura della morte si possa vincere facendo amicizia con fantasmi e vampiri, streghe e demoni.
Dinanzi a questa realtà è importante reagire e non subire passivamente una ricorrenza lontana dalla nostra cultura e antitetica alle nostre radici religiose. Vorrei concludere rivolgendomi a tutti quei cattolici impegnati nel mondo dell’educazione che, insieme ai genitori, hanno la responsabilità di trasferire alle nuove generazioni il vero senso della vita con i suoi valori. Lo esprimo con le parole di un testimone della bellezza, innamorato di Gesù e dell’uomo, don Oreste Benzi, nel suo ultimo articolo scritto proprio su Halloween alla vigilia della sua morte: «Vogliamo che i nostri figli festeggino il giorno di Ognissanti con i demoni, il mondo di satana e della morte oppure con gioia e pace vivendo nella luce? Esortate i vostri figli dicendo loro: vuoi giocare e divertirti con i demoni e gli spiriti del male o invece scegli di gioire e far festa con i Santi che sono gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù?».   

Don Aldo Bonaiuto

Educhiamoci alla verità

É l’invito che il nostro  vescovo ci rivolge per l’anno pastorale 2012/13. Venerdì 21 settembre u. s. in cattedrale a Ragusa ha presentato, ad un folto pubblico, il documento che si articola in quattro punti fondamentali: cos’è la verità; cercare la verità; camminare nella verità; possibili piste di verifica.
L’analisi del vescovo è partita dalla constatazione della crisi di valori dell’attuale società a tutti i livelli, di contro, si avverte il bisogno di conoscere la verità per combattere falsità, inganni e menzogna. I Magi si misero in cammino per cercare la verità senza scendere a compromessi col potente di turno; Pilato, invece, in riferimento ai capp. 18 e 19 del vangelo di Giovanni, pur non riscontrando nessuna colpa in Gesù, lo fa condannare perché la folla vuole libero Barabba, un malfattore.
Dal documento del vescovo emerge, pertanto, la necessità di smascherare ogni tipo di ipocrisia dal momento che la parola verità contiene in sé anche i concetti di giustizia, onestà, libertà, amore che tessono la rete della vita. Il documento mette altresì in luce gli atteggiamenti che devono guidare il cristiano nella ricerca della verità che non può prescindere da fiducia reciproca, fedeltà, umiltà, carità.
A conclusione della sua riflessione il vescovo, dopo aver affermato che la Verità è Gesù, Parola incarnatasi per la salvezza dell’umanità, suggerisce delle piste concrete da attuare, con modalità diverse, nelle singole comunità parrocchiali in rapporto ai bisogni emergenti e/o emersi.        
Così  mercoledì 26 settembre, la nostra comunità si è riunita in assemblea e il parroco, visto che non tutti eravamo presenti a Ragusa, ha sinteticamente illustrato le linee guida del documento succitato aiutandoci a riflettere come singoli e come comunità. Dopo ci siamo riuniti in piccoli gruppi per elaborare probabili percorsi di formazione, nella consapevolezza che il tema tocca trasversalmente tanti ambiti: dalla vita alla liturgia, alla carità; un cristiano non può essere autentico a metà o in base alle situazioni, la sua fede, tra l’altro, si rivela nell’agire concreto del quotidiano, nel costruire relazioni vere e leali, nel realizzare i valori universali di cui Cristo si è fatto annunciatore e modello fino al dono totale di sé sulla croce. Quanto più alta è la meta tanto più forte e intensa la lotta che bisogna affrontare per raggiungerla, nella certezza che Gesù non farà mancare il suo aiuto.
Vista l’importanza del tema la comunità si riunirà ancora in assemblea per programmare interventi mirati rispondenti al tema dell’ospitalità, della ricerca dei lontani, dell’ascolto di Dio e della sua Parola per sviluppare una sempre più coerente identità di fede.    


   Salvina Barone                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Il mio miglior amico Gesù


Ore 6.00 mi sveglio tutta ansiosa per la partenza tanto attesa che ogni anno emoziona grandi e piccoli: il campo parrocchiale aperto a tutti i ragazzi della scuola media. Arrivati in piazzetta trovo tutti i miei compagni che aspettano trepidanti l’ora della partenza e nel frattempo scambiano qualche chiacchiera. Finalmente il così tanto atteso momento arriva, perciò carichiamo tutte le valigie in macchina e… si parteeeeee!!! Dopo circa mezz’ora di strada, dove il paesaggio ci coinvolge in tutta la sua maestosità, arriviamo a destinazione; così tutti, eccitati quanto timidi, scendiamo in attesa della sistemazione in camera. Intanto gli animatori ci accolgono con una canzone molto allegra, mentre i genitori commentano l’avvenimento. Dopo un breve e “dolce” break iniziamo a conoscere il personaggio che ci accompagnerà per tutta la durata del campo: il piccolo principe, che venuto da un pianeta lontano è giunto fino alla Terra. Iniziamo con il primo insegnamento, che parla di “Chi sono io?” e poi il secondo intitolato  “Le maschere”.
Dopo aver trattato questi due temi ci riuniamo in gruppi per la condivisione e anche per conoscerci tra di noi. Dalla condivisione salta fuori che noi non ci conosciamo ancora del tutto e quindi per capire come siamo fatti ci servono gli educatori (genitori, catechiste, sacerdoti ecc…) ma questo processo è destinato a durare tutta la vita. QQqqQueste maschere le abbiamo paragonate a delle persone tratte dalla storia del piccolo principe: il re, il vanitoso, l’uomo d’affari, il lampionaio, il geografo e l’ubriacone. Abbiamo notato che tutti questi personaggi hanno una caratteristica in comune: sono tutti soli nel loro pianeta e hanno bisogno di compagnia. Dopo un po’ di giochi tutti insieme finalmente a pranzo e, dopo, un riposino nelle proprie camere. Il pomeriggio abbiamo giocato tutti allegramente e dopo padre Enzo ci ha fatto riflettere con uno dei suoi insegnamenti. Il giorno dopo sveglia alle 6.30 e recita del Santo Rosario mentre passeggiamo per i campi. “Solitudine” e “Amicizia” sono i temi con cui ci confrontiamo; tutti i personaggi che avevamo visto il giorno prima soffrivano: il re senza nessuno da comandare, il vanitoso senza nessuno con cui vantarsi della sua bellezza, il geografo senza esploratori; l’ubriacone con i suoi sensi di colpa e il suo vino per dimenticarli; l’uomo d’affari con tutte le sue stelle che credeva di possedere e con cui credeva di diventare ricco ma senza nessuno con cui condividerlo; il lampionaio con il suo lampione che accendeva e spegneva ogni minuto e soprattutto senza tempo da dedicare agli altri perché era sempre impegnato. Per quanto riguarda l’amicizia abbiamo commentato il significato attraverso il simbolo di un fiore i cui petali rappresentano le qualità di una vera amicizia: fedeltà, gratuità, libertà, autenticità, pazienza, condivisione, e abbiamo così capito che il nostro vero migliore amico è Gesù, poi abbiamo fatto un piccolo momento di preghiera legando dei fili di spago a forma di treccia per rappresentare il nostro legame col Signore. La domenica pomeriggio sono venuti i genitori e dopo la messa siamo tornati tutti a casa con un notevole “bagaglio” di riflessioni.
 Simona Nicita

I 10 comandamenti: istruzioni per l'uso



Non è stato un semplice campo estivo quello organizzato dalla parrocchia nella casa di spiritualità “San Luca” dal 23 al 26 agosto: per i circa 30 giovani e giovanissimi che vi hanno partecipato è stata una vera esperienza di rinnovamento spirituale e motivo di coesione fraterna.
Il corso, che aveva come titolo “I 10 comandamenti: segnaletica per la libertà”, è stato più volte paragonato a un viaggio con una meta già certa, la libertà, dove i 10 comandamenti rappresentano i mezzi con i quali affrontare il viaggio e raggiungere la meta. Per intraprendere questo viaggio è stato scelto, metaforicamente, un treno che viaggia su due binari: Dio e i fratelli, perché non si può arrivare a Dio senza la comunione con i fratelli e viceversa.
Perché dovrei seguire i 10 comandamenti?
Era la domanda che sorgeva spontanea nella mente di ogni corsista e che vi sarete posti anche voi almeno una volta nella vita. La risposta è semplice, quasi ovvia: perché sono parole d’amore pronunciate da Dio per il nostro bene, per renderci liberi, proprio come un genitore amorevole dà al figlio regole da seguire non per punirlo, ma per proteggerlo. Queste “10 parole d’amore” sono state attentamente analizzate e sviscerate una per una al fine di coglierne il significato più nascosto, più profondo, più vero. Ciò ha portato i partecipanti a vedere i comandamenti sotto una luce diversa, ricchi di nuovi significati e non più come obblighi imposti dall’alto senza un apparente motivo, ma come utili guide per chi voglia raggiungere la libertà e la felicità.
Chi o cosa domina il vostro  cuore?
É difficile pensare che questa domanda abbia a che fare con il primo comandamento che recita       “Non avrai altro dio all’infuori di me”, eppure lo scopo di questo comandamento è proprio invitare ognuno a fare un piccolo esame di coscienza, ad abbattere tutti i falsi idoli che monopolizzano tutto il nostro tempo e a compiere ogni azione quotidiana con Lui nel cuore, rendendogli grazie sempre.
Non vi è mai capitato di parlar male di un fratello?
Ecco, siete appena andati contro il secondo comandamento: “Non pronunciare il nome di Dio invano”. Da sempre comunemente parafrasato come “non bestemmiare”, questo comandamento ha in sé un significato ben più profondo, perché se è vero che nel prossimo c’è Dio, allora bisogna aver il giusto rispetto dell’altro com’è necessario il dovuto rispetto verso Dio.
“Finalmente è domenica, mi devo riposare! Chi me lo fa fare ad andare a messa?”
Non una volta nella vita, ma ogni domenica si ripropone in noi la stessa domanda. In questo corso abbiamo trovato la risposta, ripercorrendo il terzo comandamento “Ricordati di santificare le feste”. Nel settimo giorno della creazione, Dio si riposò non per starsene con le mani in mano, ma per far festa con l’uomo, festa che Lui prepara per noi ogni domenica. Questo comandamento ci invita a santificare, non a partecipare alla messa: non è una formalità quella che il Signore ci chiede ma un bisogno che solo Lui può soddisfare.
Capite bene che bastano pochi esempi per dimostrare quanto intenso e interessante sia stato questo corso. Avrà sicuramente influito la tranquillità del luogo, così lontana dal frastuono del mondo, e gli insegnamenti spiegati in modo semplice e diretto da Elisabetta, Mariagrazia, don Gianni Mezzasalma, della comunità “Eccomi, manda me!”. Il tutto è stato poi impreziosito dall’incontro vivo e reale con Gesù nell’eucaristia, che ci ha donato momenti di intensa preghiera e intimità che ricorderemo per sempre.

Valentina Rimmaudo

Giovanissimi in festa!

Giorno 21 ottobre tutti i giovanissimi di Azione Cattolica della diocesi ci incontreremo a Ragusa per una giornata di festa insieme. Per partecipare rivolgetevi ai vostri animatori.


Giornalino ottobre 2012




Inizio anno catechistico

 

Domenica 7 ottobre durante la S. Messa delle 10.30 accoglieremo i nuovi ragazzi che quest'anno iniziano il cammino di iniziazione cristiana e si aprirà l'anno catechistico. Tutti i genitori e i ragazzi sono invitati a partecipare!