Santa Giovanna D'arco


Nasce nel 1412 da una famiglia contadina. All’età di quattordici anni iniziò a udire delle misteriose voci celesti accompagnate da bagliori di luce e due anni dopo, fu invitata a presentarsi alle autorità militari allo scopo di “salvare la Francia”. Venne condotta a Poitiers per sottoporla all’esame da parte di teologi circa la sua fede ed i suoi costumi, ma poiché non fu scorta in lei alcuna ombra, venne consigliato ai francesi di sfruttare al meglio i carismi della ragazza. Giovanna guidò una spedizione militare e liberò Orléans: ciò dipese dall’intervento della giovane, che seppe risollevare il morale francese e far percepire a tutti l’aiuto divino. L’entusiasmo popolare crebbe ancora in seguito ad altre vittorie, ma forti opposizioni si levarono dal mondo maschilista di corte che guardavano a Giovanna con sospetto. Rimasta ferita,  il suo carisma fu ridimensionato; fu catturata e venduta agli inglesi che volevano condannarla come ribelle o eretica. Furono esaminate le “voci” misteriose che ella udiva, l’uso di abiti maschili, la sua fede e la sua volontà di sottomissione alla Chiesa. Giovanna d’Arco fu condannata come eretica ed il 30 maggio 1431, non ancora ventenne, venne arsa viva sul rogo mentre invocava il nome di Gesù. Papa Callisto III nel 1456 riabilitò l’eroina francese, annullando l’iniquo verdetto del vescovo francese.

Cap.1 Breve introduzione storica


Portale chiesa del Carmine
Le origini della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Comiso sono legate all’antica Chiesa del Carmine o SS. Cristo sorta a Comiso quando arrivarono i carmelitani nel 1612.
L’annesso convento era ubicato al limite estremo dell’abitato, precisamente, arrivando a Comiso da Vittoria, alla sinistra della “Porta di San Biagio”, denominata così perché sulla sommità vi era collocata la statua del Santo Patrono che oggi è presente a fianco della porta laterale sinistra dell’omonima chiesa.
Nel 1816 il maestro Rosario Mulè, per sete di denaro, assassinava frate Rosario La Terra, di origini chiaramontane, ultimo inquilino dei tre di quel convento; motivo per cui tale edificio, dopo anni di incuria e di abbandono, veniva utilizzato in occasione delle feste cittadine per ospitare le bande musicali che venivano da fuori città.
Negli anni l’edificio divenne pericolante al punto tale che l’Ingegnere Capo del Comune di Comiso Terranova, nel 1926, intimò a Mons. Rimmaudo Francesco, parroco della Chiesa Madre di Comiso, di provvedere ad una ristrutturazione.
Il prelato, in seguito alla chiusura al culto della Chiesa del Carmine disposta con Real Decreto del 29 aprile 1926, presenta istanza all’Ecc.mo Procuratore generale del Re presso la Corte di Catania, per la vendita all’asta pubblica di detta chiesa.
Il medesimo, visto il parere favorevole del Regio Economo Generale dei Benefici Vacanti di Palermo, autorizza la alienazione all’asta pubblica di detta Chiesa del Carmine, alla condizione che la somma ricavata venisse destinata alla costruzione di un’altra chiesa in altra località del territorio della parrocchia.
Infatti, avendo ricevuto l’autorizzazione a procedere, il parroco della Chiesa Madre diede mandato al notaio Spada Luigi di Comiso affinché venisse bandita all’asta la Chiesa del Carmine.
In seguito ad avvisi d’asta affissi e pubblicati a norma di legge, l’11 maggio 1927 veniva redatto il verbale d’asta definitivo e di detta chiesa si rendeva aggiudicatario il sig. Vittorioso Vincenzo per una somma di Lire 35.500.
Va precisato, a questo punto del discorso che, per stabilire la durata complessiva dell’asta, il notaio, la mattina fissata, accendeva la prima candela, prima che si spegnesse, accendeva la seconda e così via fino alla consumazione della quinta candela; pertanto, l’ultima offerta, che era la più alta, si aggiudicava l’asta.
Il 16 maggio 1927 il sig. Vittorioso, con un atto di sottomissione, versa la somma che viene depositata lo stesso giorno dal notaio Spata presso la filiale di Comiso della Banca Agricola Popolare di Ragusa, nel libretto conto corrente n° 805 intestato a “Parroco pro tempore Mons. Rimmaudo Francesco fu Giuseppe” con l’obbligo, come già detto, di destinare la somma all’acquisto di un terreno per la costruzione di una nuova chiesa.
Sia il verbale d’asta definitivo dell’11 maggio 1927, sia l’atto di sottomissione del 16 maggio 1927 vengono approvati dal Regio Economato Generale dei Benefici Vacanti della Sicilia con lettera del 19 luglio 1927.
Il Decreto di S.E. il Procuratore generale del Re presso la corte d’appello di Catania del 3 aprile 1928 autorizzava il Rev. Mons. Rimmaudo Francesco ad acquistare un appezzamento di terra allo scopo di cui sopra.
Il 30 agosto 1931 presso il notaio Spata Luigi venne rogato l’atto d’acquisto a favore della Chiesa Madre, di tre strisce di terra formanti un unico spezzone, adiacenti all’istituto delle suore del Sacro Cuore di Gesù nel quartiere Saliceto, per la erigenda chiesa di cui proprietari rispettivamente erano: della prima striscia Rosano Giuseppa, della seconda Schininà Angelina, Criscione Celestina, Raniolo Santa, Blandini Giovanna e Giarrusso Giovanna; della terza Pelligra Gioacchino.



Incontro con don don Pino Isoardi

Audio dell'incontro con don Pino Isoardi, successore di don Andrea Gasparino alla guida del movimento Contemplativo Missionario "C. De Foucauld", tenutosi a Ragusa il 24 aprile 2013.

50 giorni per imparare a vivere da risorti


A Pasqua non celebriamo soltanto la risurrezione di Gesù, ma anche la nostra. Celebriamo Pasqua per cinquanta gior ni. La Pasqua vuole cambiare la nostra vita quotidiana. La nostra vita quotidiana è la prova se a Pasqua abbiamo cele brato solamente un momento di euforia oppure se in mezzo alla nostra vita è avvenuta la risurrezione. Risurrezione si gnifica risollevarsi di continuo, non restare a terra quando cadiamo. Risurrezione significa credere che il Risorto cam mina insieme a me.
Cristo dall’altra riva entra di continuo nella mia vita, per mostrarmi che la risurrezione trasforma ciò che è vano in qualcosa di riuscito, che quanto è morto diventa vivo, quanto è oscuro chiaro. La fede nella risurrezione mi guarisce dalla mia vita ferita e mi insegna a sollevarmi alla vera vita, la vita che Dio ha pensato per me. La risurrezione mi promette che questa vita supera anche la soglia della morte, perché nella morte e risurrezione di Gesù l’amore ha vinto per sempre la morte.
Il tempo di Pasqua culmina con due feste: l’Ascensione e la Pentecoste. L’Ascensione ci indica lo scopo della nostra vita. Gesù è salito in cielo con il suo corpo umano ed è ora presso Dio, siede alla sua destra. In tal modo una parte di noi è già oltre la soglia della morte. Per chi infatti vive di fede, può vivere del cielo come della propria patria, molte cose della vita si relativizzano: il successo, il possesso  e  la  salute non
 sono più al primo posto nella scala dei valori, ed egli può affrontare tutto più serenamente e senza paura. Con l’Ascensione il Gesù storico è asceso al Padre. Non è più tra noi come un uomo in carne e ossa, bensì come il Cristo glorificato, il Cristo nello Spirito. Non tocchiamo più il Cristo storico, ma lo tocchiamo nello Spirito, nella fede. Però lo tocchiamo davvero, perché Egli è in noi. Perciò il senso dell’Ascensione è che non dobbiamo cercare Cristo lassù in cielo, bensì dentro di noi. Quindi è attraverso la sua Ascensione che sono entrato in un rapporto nuovo con lui. Tra l’Ascensione e la Pentecoste la chiesa si prepara a celebrare la discesa dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo illumina lo spirito umano e, rivelando Cristo crocifisso e risorto, indica la via per diventare più simili a Lui, essere cioè “espressione e strumento dell’amore che da Lui promana”.

“Andate e fate discepoli tutti i popoli!”


Sabato 13 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù diocesana, i gruppi giovani e giovanissimi della nostra parrocchia si sono diretti a Monterosso Almo per visitare la reliquia del Beato Giovanni Paolo II e partecipare al pellegrinaggio. Arrivati al santuario, in prima serata abbiamo visto un video molto bello che     racchiudeva le scene più significative del pontificato di Papa Woytila. Successivamente è intervenuto il nostro vescovo Paolo Urso, sostenendo a mio parere un’osservazione importante: “Amate ogni Papa! Perché ogni Papa è chiamato da Dio a guidare la chiesa”. Successivamente ci siamo diretti in processione verso la Chiesa Madre dove c’è stata la lettura del messaggio di Sua Santità Benedetto XVI per la 28°   Giornata Mondiale della Gioventù dal tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli!”. Si tratta della grande esortazione che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che rimane attuale ancora oggi. L’immagine del cristiano che mi viene in mente è quella di un uomo che corre, il cristiano non si ferma, non cammina, ma corre per  annunciare  a tutti la buona  novella. Di fronte alle difficoltà di questo mondo, molti si chiedono: “Io che cosa posso fare?” L’incapacità di muoversi davanti ai problemi della vita è di coloro che camminano nell’oscurità, di coloro che non hanno incontrato Cristo; la luce della fede invece illumina questa oscurità. A tal proposito il beato Giovanni Paolo II scriveva: “La fede si rafforza donandola. Annunciando il vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, si diventa cristiani   maturi”. Ignoranza delle scritture è anche ignoranza di     Cristo, non si è veri credenti senza evangelizzare. Ma cosa vuol dire essere discepoli? Questo significa accettare    pienamente il suo invito a    seguirlo, a guardare a Lui come maestro. “Imparate da me, che sono mite  ed umile di cuore”. Se vogliamo essere suoi discepoli poniamoci all’ascolto della sua Parola. Solo dopo averlo ascoltato possiamo andare in tutto il mondo a proclamare il vangelo, come lui ci comanda. Il termine evangelizzare significa portare ad altri la buona novella che colui che salva è Gesù Cristo. Solo quando    avviene l’incontro con Cristo e scopro il suo immenso amore nasce in me il desiderio di farlo conoscere agli altri. Scrive il papa emerito Benedetto XVI: L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo   parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui. […] non temete di proporre ai   vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad   entrare sempre più nella    conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo
Essere presenti a questo evento diocesano ci ha molto arricchiti spiritualmente, infatti il momento più bello è stato l’adorazione del Santissimo Sacramento sopra l’altare con a lato la reliquia: è come se il Papa fosse stato li presente in ginocchio a pregare con noi... Grazie Giovanni Paolo II!
Raffaele Tummino