12° Passeggiata del cuore

Le iscrizioni saranno effettuate tramite le catechiste o tutte le domeniche dopo la S. Messa delle 10:30 entro il 3 giugno.

LE MAGLIETTE E I CAPPELLINI SARANNO CONSEGNATI SABATO 9 GIUGNO DALLE 17:30 ALLE ORE 18:30 PRESSO I LOCALI PARROCCHIALI.

LA PASSEGGIATA SI SVOLGERA' DOMENICA 10 GIUGNO ALLE ORE 9.00 CON PARTENZA DALLA PIAZZETTA S. CUORE

la quota di partecipazione è di € 3,00

Vocazione: l'amore finito risponde all'Amore infinito


Cerchiamo di infrangere il “tabù” che sta dietro la parola vocazione, che spesso, tra noi giovani specialmente, suscita paura, indifferenza o addirittura vana ironia; non rendendoci conto che proprio in essa sta, in toto, il senso della nostra vita.

È vivendo in essa che possiamo raggiungere il massimo delle nostre potenzialità e della nostra capacità di dono.

Ma cosa vuol dire la parola   vocazione?
Essa è una parola che deriva dal latino e vuol dire “chiamata”. È Dio che chiama l’uomo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv15,16), disse Gesù ai suoi Apostoli, e lo chiama per nome come fece con Abramo, Mosè, Samuele, ecc.
Stiamo attenti che non si tratta assolutamente di un caso!
Dio chiama con un invito personale e unico, rivolto alla coscienza più profonda del suo essere, un invito che cambia il senso stesso dell’esistenza del chiamato.
Però all’individuo, che come sappiamo bene ha la libertà di figlio di Dio, spetta il compito di rispondere all’appello che Dio gli ha rivolto.
Perché rispondere il proprio “SI” alla chiamata di Dio, anche se può costare rinunce e sacrifici?
Solamente chi “centra la propria vocazione” e, quindi, chi si piega alla volontà di Dio realizza a pieno la propria vita, spendendola per l’obiettivo per cui è stato creato; e, così facendo, finalmente può dare una risposta a quel famoso quesito esistenziale che l’uomo, fin dalle origini, si è domandato: il perché siamo nel mondo.
Sicuramente la chiamata di Dio implica delle rinunce fatte per quell’Amore che man mano in un chiamato fa irruzione nella sua vita: di cose: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quanto hai e dallo ai poveri…, poi vieni e seguimi!” (Mt 19,21); di persone: “Chi ama il padre o la madre più di me, o la sorella o il fratello più di me, non è degno di me” (Mt 10,37).
E perfino la propria vita. “Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Ragazzi non lasciamoci prendere dal panico o dallo scoraggiamento, perché anzitutto per amore si può e si fa tutto e inoltre non dimentichiamo la promessa che Gesù fece agli Apostoli e a ciascuno di noi “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre… per il mio nome riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29).
Inoltre la chiamata implica un fidarsi totalmente di Dio e della sua Parola: una fiducia piena e incondizionata, perché come recita il salmista “Dio solo è mio rifugio e mia fortezza”.
Oggi il Signore chiede alla nostra comunità di pregare tanto, affinché il Padrone della messe mandi operai santi e santificatori a lavorare nella sua messe.
A buon esito di quanto chiediamo, imploro che ci soccorra l’intercessione della beata vergine Maria, madre del buon Pastore, che sempre è amorevolmente presente nella chiamata e nel sostegno dei chiamati: con Lei non manca mai il vino della grazia e dello Spirito Santo.   
                                                                                                     
  Antonio Giudice  

Alla scuola di Gesù

Essere catechisti ai nostri giorni è sicuramente un compito  molto delicato. Sin dalla mia prima esperienza, ho sempre cercato di instaurare con i ragazzi un clima fraterno, essendo fermamente convinta del fatto che solo grazie ad un rapporto del genere è possibile arrivare ad un dialogo con loro. Ricordo ancora le mie prime parole: “Qui non siamo a scuola, non ci sono voti, non si interroga, non si fanno note, durante l’ora di catechismo si parla di Gesù, della sua vita, dei suoi insegnamenti, dell’Amore che ha verso di noi, per cercare di diventare giorno dopo giorno sempre più simili a Lui”. Lo sforzo di noi catechisti deve essere quello di trasmettere la fede con le parole e le opere, bisogna inoltre avere cuore per i ragazzi e i ragazzi nel cuore. É importante infatti far capire che se siamo con loro è perché sono veramente importanti, ci piace stare ad ascoltarli e ci fa bene stare con loro. Se il nostro affetto è sincero, se traspare dai gesti, sarà più semplice diventare loro amici, compagni e confidenti. Mi è sempre piaciuto conoscere la storia, i gusti, i punti deboli e i pregi di ciascuno dei miei ragazzi; è molto importante infatti mettersi nei panni dei membri del gruppo e percepire i loro vissuti soggettivi, assumere il loro punto di vista, vedere il mondo con i loro occhi e con loro condividere gioie e dolori. E’ molto importante poi, accogliere tutti con lo stesso calore e offrire sempre la possibilità di essere se stessi, ascoltandoli attentamente ed osservandoli nei movimenti, nei gesti e negli atteggiamenti per cogliere quello che viene detto non solo con le parole ma anche con i corpi. Quest’anno mi sono sforzata di creare un clima di amicizia e condivisione, al fine di promuovere l’accettazione incondizionata del compagno, allenare al rispetto, esortare alla collaborazione e far capire ai     ragazzi che anche in un gruppo “felice” tra tanti giorni di sole può capitare qualche acquazzone, ma basta aprire un ombrello per continuare a    sorridere.
Da due anni, il nostro incontro settimanale di catechismo si articola in quattro momenti importanti. Iniziamo sempre i nostri incontri settimanali con la lettura del Vangelo della domenica a cui segue la spiegazione accompagnata dalle riflessioni dei ragazzi. Si continua con un breve momento di preghiera. Al fine di attualizzare il brano del Vangelo che settimana    dopo settimana cerchiamo di approfondire, riteniamo utile proporre ai ragazzi dei brevi racconti che li aiutano a immedesimarsi in situazioni “tipo” del vissuto quotidiano e a    familiarizzare con le tematiche proposte dal Catechismo della C.E.I. a cui facciamo sempre riferimento. Troviamo utile altresì proporre vite di Santi e Beati anche bambini, adolescenti e giovani. L’incontro in genere si conclude con una piccola celebrazione finale.
Fede, fantasia, passione ed   entusiasmo non devono mancare ad un catechista che non dovrà mai stancarsi di donare un sorriso ed un abbraccio ad ogni ragazzo che cammina al suo fianco.