Sacra Famiglia di Nazaret


La chiesa cattolica celebra la festa della Sacra Famiglia nella prima domenica dopo il Natale o, in alternativa, il 30 dicembre negli anni in cui il Natale cade di domenica. La celebrazione fu istituita per dare un esempio e un impulso all'istituzione della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento i tre personaggi che la componevano che avevano tutte le caratteristiche di ogni essere umano, e le problematiche di ogni famiglia. Maria allevò il Divino Bambino con tutte le premure di una madre normale, ma con la grande responsabilità per il compito affidatale da Dio e la pena per quanto le aveva profetizzato il vecchio Simeone: “una spada ti trafiggerà il cuore”. Giuseppe, piccolo artigiano, prese in sposa Maria, e, rassicurato dall’angelo in sogno, non la ripudiò; si trasferirono a Betlemme per il censimento, dove nacque Gesù. Giuseppe fu un padre sempre presente nella vita del figlio. È con Gesù che essa diventa la Sacra Famiglia. Egli, il Figlio di Dio, ubbidiente a sua madre ed a suo padre, collaborò nella bottega di Giuseppe, meraviglioso esempio di umiltà. Numerose congregazioni religiose sono ad essa intitolate.


E' Natale. Dobbiamo sperare!

Buon Natale, amici miei. Buon Natale a tutti.
In questo periodo, il mio sincero augurio potrebbe sembrare una espressione di insensibilità o suonare addirittura come offesa alla sofferenza e al dolore di tante persone. Come si può dire “buon Natale” a chi ha perso il lavoro e non riesce ad averlo, a chi sperimenta la solitudine dell’abbandono e si sente emarginato, a chi è segnato dalla malattia e non vede possibilità di guarigione, a chi fugge dal proprio Paese e subisce violenza, a chi è disperato e non avverte solidarietà, a chi piange l’assurda prematura morte di persone care e non trova pace… Invece, è proprio in queste situazioni che si scopre il bisogno di augurarci “buon Natale”, che non è una espressione vagamente consolatoria. È l’annuncio della venuta e della presenza di Colui che, solo, può ridare la speranza, curare le ferite, rasserenare il cuore, donare la pace.
L’anno scorso, alla domanda dell’intervistatore de «La Stampa» che gli chiedeva «Che cosa dice il Natale all’uomo di oggi?», papa Francesco rispose: «Ci parla della tenerezza e della speranza. Dio incontrandoci ci dice due cose. La prima è: abbiate speranza. Dio apre sempre le porte, mai le chiude. È il papà che ci apre le porte. Secondo: non abbiate paura della tenerezza… la semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono un Padre che ti accarezza… Forse per questo, guardando al futuro, parlo spesso dei bambini e degli anziani, cioè dei più indifesi».
 Abbiamo bisogno di sperare, soprattutto in tempi drammatici!
Il card. Gianfranco Ravasi ha così sintetizzato una storiella ebraica che mostra la necessità della speranza per evitare che la vita si spenga. In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese. La prima si lamentava: «Io sono la pace. Ma gli uomini preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La seconda disse: «Io sono la fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta che lasciarmi spegnere». E così accadde. La terza candela confessò: «Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere». All’improvviso nella stanza comparve un bambino che, piangendo, disse: «Ho paura del buio». Allora la quarta candela disse: «Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza» (Avvenire, 2 febbraio 2006). Il Bambino che nasce a Betlemme, in una condizione che noi oggi definiremmo disperata e non è il bambino che ha paura del buio, è Colui che dona speranza. La sua nascita dice al mondo intero che Dio si prende cura di ogni persona, di tutti gli uomini e di tutte le donne… L’amore di Dio, che si manifesta nel natale di Gesù, ci dona la certezza che non sbagliamo a sperare in un mondo più giusto e fraterno. Il vangelo secondo Luca ci racconta che, alla nascita di Gesù, un angelo si presenta ai pastori che si trovano nella zona e che, pernottando all’aperto, vegliano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Una esplosione di luce li avvolge e l’angelo dice: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (capitolo secondo, versetti 8-11). Quel Bambino ci libera dalla paura, dalla solitudine, dal dolore, dalla disperazione. Egli è il «Salvatore». Convinto di questa verità, lo scrittore e poeta russo Boris Pasternak (morto nel 1960), nel suo celebre e unico romanzo «Il dottor Zivago», fa dire a Nikolai Nikolaevic che dopo Cristo «l’uomo non muore più per strada» (Feltrinelli, Milano 1957, pag. 16). «Morire per strada» è una immagine. Dice la solitudine e la disperazione che avvolge la vita umana e la società quando Dio è «messo fuori». Quello che Fabrizio De André invocava «Dio del cielo se mi vorrai amare scendi dalle stelle e vienimi a cercare», è ciò che noi celebriamo a Natale. Un Dio che ci ama e viene a cercarci, facendosi uomo! L’esperienza di tante persone ci dà la conferma che «senza di te non so più dove andare, come una mosca cieca che non sa più volare». E, purtroppo, «se ci hai regalato il pianto e il riso noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso». E De André conclude: «Dio del cielo ti aspetterò, nel cielo e sulla terra ti cercherò». Anche noi lo aspettiamo (siamo gente che aspetta!), lo cerchiamo e siamo certi che egli viene per salvarci e riaccendere o consolidare la speranza.
In questo Natale vi chiedo di «pensare» al seminario, dove sette giovani (Fabio, Filippo, Francesco, Giovanni, Giuseppe, Sebastiano e Vincenzo) vivono insieme per «stare con Gesù», riflettere sul senso della loro chiamata e, sotto la guida dello Spirito santo e dei superiori, lasciarsi conformare a Gesù buon pastore.
Buon Natale, amici miei. Buon Natale a tutti. «Il Dio della speranza, vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (lettera di San Paolo ai Romani, capitolo 15, versetto 13).
Paolo Urso, vescovo                                                                                              Ragusa, Natale 2014

Giornalino Dicembre 2014 - Gennaio 2015




Avvisi del periodo Natalizio


8 dicembre, Immacolata Concezione ore 8.30  10.30   18.0   SS. Messe
Dal 16 al 20 dicembre, Novena di Natale nei quartieri e in chiesa per i ragazzi. Nei quartieri si terranno le tradizionali luminarie nei giorni stabiliti.
20 Dicembre, conclusione delle Novene con la S. Messa delle 18.00.
22 Dicembre, Liturgia penitenziale, ore 10.00 e 19.00
24 dicembre, Vigilia di Natale, ore 23.00 Veglia
25 dicembre, Natale del Signore, ore 8.30  10.30  18.00  S. Messe
1 gennaio, Maria Madre di Dio, ore 8.30  10.30  18.00  S. Messe
6 gennaio, Epifania de Signore, ore 8.30  10.30  18.00  S. Messe
Alle 10 processione con il Bambino Gesù per alcune vie del quartiere, seguirà la S. Messa.