Luigi Grignion nasce nel 1673 in rancia. Compie gli studi umanistici e filosofici e a ventisette anni riceve l’ordinazione. A Poitiers, si preoccupa di porre ordine, spirituale e materiale, in quella città. Conosce la futura beata suor Maria Luisa di Gesù, con la quale fonderà le Figlie della Carità, che si dedicheranno all’istruzione dei fanciulli e all’assistenza negli ospedali. Tuttavia, scettici e giansenisti, che non tolleravano lo zelo missionario, si scagliano contro la sua predicazione. Le ostilità sono tali che dopo quattro anni deve lasciare l’incarico. Compie un pellegrinaggio a Roma, a piedi, per consigliarsi con Papa Clemente XI che gli conferisce il titolo di Missionario Apostolico e gli ordina di riprendere l’apostolato in Francia. Egli fonda la Compagnia di Maria, una congregazione di sacerdoti, detti monfortani, votati unicamente alle missioni al popolo; fonda anche l’associazione degli Amici della Croce. Nella Croce egli vede la fonte della sapienza cristiana, che si è incarnata ed è stata crocifissa. Fu autore di diversi testi, nei quali raccolse gli argomenti della sua predicazione itinerante e che divennero in breve dei veri e propri classici della spiritualità mariana; tra essi va ricordato il famoso "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine". Luigi maria muore il 28 aprile 1716.
Prefazione
L’ideazione del presente libro, pensato in occasione della ricorrenza del 50° anniversario della posa della prima pietra (7 dicembre 1958), viene sollecitata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale, che vede in questa iniziativa l’opportunità di ripercorrere in maniera ordinata la storia, a tutti i livelli, della Comunità del Sacro Cuore di Gesù di Comiso.
Abbiamo ritenuto opportuno che si ricostruisse la storia
della parrocchia dalle origini fino ai nostri giorni, non solo perché era
possibile usufruire della collaborazione di tanti fratelli e sorelle che hanno
contribuito in vario modo e nel tempo della costruzione della chiesa edificio e
di una comunità di fratelli, ma anche perché era possibile accedere ai
documenti conservati nell’archivio parrocchiale.
Con questo libro intendiamo fare memoria delle meraviglie
che il Signore ha compiuto in questa porzione di Chiesa Locale, affinché il
passato alimenti un continuo atteggiamento di gratitudine, il presente ci veda
custodi di una realtà che abbiamo ricevuto e impegnati a continuare, pieni di
speranza, l’opera iniziata cinquant’anni or sono.
La nostra parrocchia, nata come parrocchia di periferia, è
stata testimone fedele dei profondi cambiamenti che il tessuto sociale e
culturale hanno fatto registrare negli anni riuscendo a leggere i segni dei
tempi e dimostrandosi capace di adeguarsi alle nuove esigenze spirituali di
tutti i fedeli (dai più giovani ai più anziani).
Va evidenziato che la parrocchia, avendo come punto di
riferimento la presenza continua del primo parroco padre Sallemi, è riuscita di
volta in volta a proporre strategie pastorali sempre all’avanguardia anche
grazie al contributo dei giovani sacerdoti don Gino Alessi, don Filippo
Ruggiero e del sottoscritto che,
in spirito di collaborazione, hanno avuto come obbiettivo prioritario
l’evangelizzazione cercando di portare quanti più fratelli a Gesù.
Nel tentativo di essere rispettosi della verità storica non
abbiamo privilegiato alcuni aspetti a discapito di altri ritenuti di minore
importanza, ma abbiamo cercato di redigere un’opera che fosse organica e
coerente nell’impostazione nonostante siano essenzialmente due le parti che la
costituiscono: nella prima abbiamo ripercorso cronologicamente la nascita della
comunità affiancandola al graduale sviluppo della chiesa edificio; nella
seconda abbiamo ritenuto significativo riportare le testimonianze scritte e
orali di tanti fratelli, protagonisti della nascita della nostra comunità e
della sua crescita, memori dell’invito di Pietro nella sua prima lettera cap.
2,5 “Anche voi venite impiegati
come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale ... per offrire
sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”.
A questo punto riteniamo doveroso ringraziare di vero cuore
tutti coloro che in un modo o nell’altro si sono prodigati per rendere
possibile questo lavoro: chi ha fornito foto, chi documenti, chi testimonianze
e soprattutto padre Bertino Salvatore per aver consentito la completa stesura
della parte intitolata “Origini”; padre Berenato Giuseppe per la ricostruzione
storica corredata dai documenti del tempo; la signora Sansone Rita Lucia che ci
ha dato la possibilità di consultare la sua tesi di laurea intitolata “Storia
della Chiesa Locale: Sacro Cuore di Gesù in Comiso” ed inoltre un particolare
grazie va rivolto ai curatori del libro,
Barone Salvina e Guastella Alessandro, che con passione hanno redatto l’intera
opera.
Don Enzo Barrano
Parroco
Incontro con don Pino
Giorno 24 aprile alle ore 19.30 presso il teatro dei Salesiani di Ragusa incontreremo Don Pino Isoardi, successore di don Andrea Gasparino alla guida del Movimento Missionario Contemplativo "C. De Foucauld" di Cuneo, dove per diversi anni alcuni membri della nostra comunità si sono recati per il deserto di luglio. Siamo tutti invitati a partecipare!
Corso introduttivo alla preghiera
Padre Andrea Gasparino fonda il movimento contemplativo missionario Charles de Foucauld, con sede a Cuneo e 30 fraternità in 9 paesi che si affidano completamente alla Provvidenza. Autore di oltre una decina di libri tradotti in varie lingue. Padre Gasparino non si accontenta di rimanere nell'atrio della preghiera, invita decisamente ad entrare nel tempio stesso della preghiera, la' dove Dio si incontra nel silenzio anche materiale, nella fuga dal mondo, nel ricoscimento della nostra povertà e dell'assoluto bisogno della grazia di Dio. Gesù ha raccomandato molto di pregare. Cristo ha consigliato la preghiera per far fronte alle lotte della vita. Cristo ci dice che a certi incroci della vita bisogna pregare, solo la preghiera ci salva dal cadere. Purtroppo c'è gente che non lo capisce fino a quando non si sfracella. Se Cristo ha comandato di pregare, è segno che non si può vivere senza la preghiera. L'uomo ha bisogno dell'incontro diretto con la forza di Dio. L'influenza della preghiera sullo spirito e sul corpo è dimostrabile quanto la secrezione ghiandolare. E' solo pregando che noi raggiungiamo l'unità completa e armoniosa del corpo, dell'intelligenza e dell'anima, che conferisce alla struttura dell'uomo la forza. La preghiera è il mezzo più importante per la ricostruzione e la riabilitazione della personalità di un uomo. La preghiera può cambiare la tua vita in qualunque momento, in qualunque situazione ti trovi, a qualunque età. Esistono situazioni in cui la forza dell'uomo non basta più, la sua buona volontà non regge. Ci sono momenti nella vita in cui l'uomo, se vuole sopravvivere, ha bisogno dell'incontro diretto con la forza di Dio.
«Andate e fate discepoli tutti i popoli!»
Messaggio per la 28° Giornata Mondiale della Gioventù
Cari giovani,
vorrei far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di affetto. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid maggiormente «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7). Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbiamo celebrato la gioia di essere cristiani, ispirati dal tema: "Siate sempre lieti nel Signore!" (Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro, in Brasile, nel luglio 2013.
Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a partecipare a questo importante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno.
Vi invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deve risuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Perciò sono contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slancio missionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso che potete fare agli altri.
1. Una chiamata pressante
La storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con grande entusiasmo, essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo, con mezzi e possibilità ben inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Penso, per esempio, al Beato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo, partito in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni e divenuto un grande apostolo del Nuovo Mondo. Ma penso anche a quanti di voi si dedicano generosamente alla missione della Chiesa: ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla GMG di Madrid, in particolare nell’incontro coi volontari.
Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.
La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «È a voi, giovani uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).
Cari amici, questo invito è di grande attualità. Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull’amore, l’unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. Dio è amore. L’uomo che dimentica Dio è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile. Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque comprenda questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).
2. Diventate discepoli di Cristo
Questa chiamata missionaria vi viene rivolta anche per un’altra ragione: è necessaria per il nostro cammino di fede personale. Il Beato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare. E l’annuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e ad annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tra diverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete anche voi stessi, crescerete e maturerete in umanità.
Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia con Lui.
Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e contano su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fede della Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterlo annunciare. Come ho scritto nell’introduzione di YouCat, il Catechismo per giovani che vi ho donato all’Incontro Mondiale di Madrid, «dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo.».
3. Andate!
Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.
Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre più profonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.
4. Raggiungete tutti i popoli
Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinché ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comunione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini della terra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!
Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite.
Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo “continente digitale”». Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete.
Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.
5. Fate discepoli!
Penso che abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino della vita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.
6. Saldi nella fede
Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).
Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore. E, più in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E non esitate a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Con l’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario.
Se seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità di essere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure od opposizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferenza di non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, per mancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con la vita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).
7. Con tutta la Chiesa
Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37).
A tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra. Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29).
Rendo grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso nel grande mosaico dell’evangelizzazione!
8. «Eccomi, Signore!»
In conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio e tanti altri.
Al termine della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, ho benedetto alcuni giovani di diversi continenti che partivano in missione. Essi rappresentavano i tantissimi giovani che, riecheggiando il profeta Isaia, dicono al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La Chiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente grata per la gioia e il dinamismo che portate: usate i vostri talenti con generosità al servizio dell’annuncio del Vangelo! Sappiamo che lo Spirito Santo si dona a coloro che, in umiltà di cuore, si rendono disponibili a tale annuncio. E non abbiate paura: Gesù, Salvatore del mondo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20)!
Questo appello, che rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume un rilievo particolare per voi, cari giovani dell’America Latina! Infatti, alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano che si è svolta ad Aparecida nel 2007, i Vescovi hanno lanciato una «missione continentale». E i giovani, che in quel continente costituiscono la maggioranza della popolazione, rappresentano una forza importante e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate dunque voi i primi missionari! Ora che la Giornata Mondiale della Gioventù fa il suo ritorno in America Latina, esorto tutti i giovani del continente: trasmettete ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmo della vostra fede!
La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocata anche con i titoli di Nostra Signora di Aparecida e Nostra Signora di Guadalupe, accompagni ciascuno di voi nella sua missione di testimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare affetto, imparto la mia Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 18 ottobre 2012
Benedetto XVI
18° Seminario Leader Cellule di Evangelizzazione
Mercoledì 1 Maggio 2013 presso l'Hotel “La Giara” a Pergusa (Enna) si terrà il 18° Seminario di Formazione per Leader, co-leader, area e division. Questo il programma:
ore 9,00 Accoglienza
ore 9,30 Preghiera di lode
ore 10,00 don Pigi Perini: “La nuova evangelizzazione alla luce del Sinodo dei Vescovi”
ore 11,00 Pausa
ore 11,30 Paola Marangione: “Il ruolo del Leader di Cellula alla luce delle sfide contemporanee”
ore 13,00 Pranzo
ore 15,00 Preghiera di lode
ore 15,45 Testimonianze
ore 16,15 Preghiera per una nuova effusione
ore 16,45 Pausa
ore 17,00 Santa Messa
ore 18,00 Fine
La partecipazione al seminario avrà il costo di Euro 10,00. Per chi volesse usufruire del ristorante dell’hotel il costo sarà di euro 25,00 compreso l’ingresso. Il pranzo comprende: Antipastino, 2 primi, secondo con contorno, minerale, caffè al bar.
E’ previsto il servizio di animazione per i bambini.
Santa Gemma Galgani
Gemma Galgani nasce il 12 marzo 1878 in provincia di Lucca. A 17 anni Gemma riceve l'ispirazione a seguire la via della croce. Presto si viene a sapere che i suoi guanti neri e il suo abito scuro accollato nascondono i segni della passione: infatti le stimmate sanguinano ogni venerdì, sul suo corpo oltre ai segni dei chiodi appaiono le piaghe della flagellazione, più volte suda sangue per il dolore che prova a causa dei peccati degli uomini. Gemma nell’autunno del 1899 si ammala gravemente. In questo periodo di malattia legge la biografia del passionista san Gabriele dell’Addolorata, il quale le apparirà numerose volte per confortare le sue sofferenze. Nel frattempo matura la decisione di consacrarsi e la sera dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata, fa voto di verginità. Nel mese di gennaio nonostante le terapie mediche, la malattia di Gemma si aggrava fino alla paralisi delle gambe. Gemma è spesso tentata dal demonio, ma viene confortata anche dalla visione del suo angelo custode. Gesù chiamò Gemma ad essergli collaboratrice nell’opera della salvezza, unendola a tutte le Sue sofferenze fisiche e spirituali. L’11 aprile 1903, sabato santo, Gemma muore a soli 25 anni.
La Veglia Pasquale
Per
antichissima tradizione questa è “la notte di veglia in onore del Signore” (Es
12,42). In questa notte il Signore “è passato” (Pasqua vuol dire passaggio) per
salvare e liberare il popolo d’Israele oppresso dalla schiavitù; in questa
notte Cristo “è passato” alla vita vincendo la morte; questa notte è il
memoriale del nostro “passaggio” in Dio attraverso il battesimo, la
confermazione e l’Eucaristia, sacramenti che tutti noi abbiamo già ricevuto.
Questa notte siamo qui per rivivere la Pasqua del Signore. La liturgia non è
coreografia, né
ricordo solo mnemonico, ma presenza viva, nei segni dell’evento cardine della
salvezza: la morte e risurrezione del Signore. Noi sappiamo che, ogni domenica,
la Chiesa celebra la Pasqua con la Messa, ma la Pasqua annuale ha un’intensità
ineguagliabile perché, in ragione della solennità, “ci rappresenta quasi
visivamente il ricordo dell’evento” (S. Agostino). La successione dei simboli
di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della resurrezione di Cristo
per la vita dell’uomo, dell’umanità e del mondo.
Con la liturgia della luce abbiamo benedetto
il fuoco nuovo al quale è
stato acceso il Cero pasquale, introdotto poi nella chiesa avvolta nel buio.
Che cosa abbiamo celebrato? Abbiamo celebrato la pasqua cosmica che segna il
passaggio dalle tenebre alla luce. Cristo è la luce che vince le tenebre del
mondo, ridonando “forma e significato” ad ogni realtà creata da Dio, ma
oscurata dal peccato. Ma quello che diciamo di Gesù come “luce da luce”: luce
per noi dalla luce del Padre; deve potersi dire di noi: luce per gli altri
dalla luce di Cristo; che illumina la nostra vita. Essere per gli altri
testimoni trasparenti
e attraenti, leggibili e credibili, di Cristo. Il testimone è colui che ha
visto, che ha vissuto un’esperienza di fede, e che quindi può portare agli
altri e dire loro ciò che ha visto e sperimentato, dandone appunto
testimonianza con la parola e la vita, la testimonianza del buon esempio, la
testimonianza della carità, la testimonianza del dialogo rispettoso della
verità e della libertà.
Con la liturgia della Parola abbiamo
ascoltato, attraverso le letture bibliche, gli interventi di Dio nella storia
il cui vertice è Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per
noi. Che cosa abbiamo celebrato? La pasqua storica; le letture bibliche ci
hanno fatto ascoltare un compendio della storia della salvezza. Esse evocano i
principali momenti di questa storia attuata da Dio fin dalla creazione e di cui
la pasqua di Cristo costituisce il compimento e la ricapitolazione.
La liturgia battesimale, che celebreremo
fra poco, evoca la pasqua della Chiesa; come Israele nel Mar Rosso, anche Gesù
“è passato” attraverso il mare della morte e ne è uscito vittorioso. Nelle
acque del Battesimo è inghiottito il mondo del peccato e riemerge la creazione
nuova. L’acqua fecondata dalla Spirito, genera il popolo dei figli di Dio: un popolo
di santi, un popolo profetico, sacerdotale e regale. Con i nuovi battezzati,
tutta la Chiesa fa memoria del suo “passaggio pasquale”, e rinnova nelle
“promesse battesimali” la propria fedeltà al dono ricevuto, agli impegni assunti. Il battesimo è un dono di
Dio che scaturisce, come abbiamo detto, dalla Pasqua di Gesù: esso non è una
nostra conquista. Il battesimo manifesta la radice gratuita della salvezza: non
ci salva per i nostri meriti, ma accogliendo il dono della salvezza che viene
da Dio. Al tempo stesso, il Battesimo chiama in causa la nostra libertà e
dunque la nostra responsabilità. Il Battesimo, infatti, determina in colui che
lo riceve una vera e propria trasformazione, che è punto di partenza di una
vita che ora deve lasciarsi ispirare costantemente dalla novità del Vangelo, di una vita che deve
tendere alla santità.
La liturgia eucaristica, poi celebra la
pasqua perenne ed escatologica, ed è il vertice di questa Veglia. Il popolo
rigenerato nel Battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito
pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione.
Partecipando al corpo e
al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per
essere sempre più inserita nella Pasqua di Cristo. Egli rimane per sempre con i
suoi, nei segni del suo donarsi, perché impariamo a “passare” ogni giorno dalla
morte alla vita nella carità.
Dentro
la struttura e i simboli della celebrazione è possibile leggere il paradigma
dell’esistenza cristiana nata dalla Pasqua. Luce, Parola, Acqua, Convito
Eucaristico sono le realtà costitutive e i punti di riferimento essenziali
della vita nuova, della vita cristiana: uscito dal mondo tenebroso del male, il
cristiano è chiamato a essere portatore di luce, a perseverare nell’ascolto di
Cristo morto e risorto, Parola definitiva della storia, a vivere sotto la guida
dello Spirito la vocazione battesimale, ad annunciare e a testimoniare nel dono
di sé quel mistero di cui l’Eucaristia celebra il memoriale. La Vergine Maria,
gioiosa testimone della Pasqua del Signore, ci aiuti a camminare “in una vita
nuova” e a vivere il tempo pasquale come tempo di gioia, di comunione,di
riconciliazione, di amore, con tutti i fratelli, nella consapevolezza che il
Signore c’è, vivo e presente in mezzo a noi e ci ama.
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