La Veglia Pasquale


Per antichissima tradizione questa è “la notte di veglia in onore del Signore” (Es 12,42). In questa notte il Signore “è passato” (Pasqua vuol dire passaggio) per salvare e liberare il popolo d’Israele oppresso dalla schiavitù; in questa notte Cristo “è passato” alla vita vincendo la morte; questa notte è il memoriale del nostro “passaggio” in Dio attraverso il battesimo, la confermazione e l’Eucaristia, sacramenti che tutti noi abbiamo già ricevuto. Questa notte siamo qui per rivivere la Pasqua del Signore. La liturgia non è coreografia, né ricordo solo mnemonico, ma presenza viva, nei segni dell’evento cardine della salvezza: la morte e risurrezione del Signore. Noi sappiamo che, ogni domenica, la Chiesa celebra la Pasqua con la Messa, ma la Pasqua annuale ha un’intensità ineguagliabile perché, in ragione della solennità, “ci rappresenta quasi visivamente il ricordo dell’evento” (S. Agostino). La successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della resurrezione di Cristo per la vita dell’uomo, dell’umanità e del mondo.
Con la liturgia della luce abbiamo benedetto il fuoco nuovo al quale è stato acceso il Cero pasquale, introdotto poi nella chiesa avvolta nel buio. Che cosa abbiamo celebrato? Abbiamo celebrato la pasqua cosmica che segna il passaggio dalle tenebre alla luce. Cristo è la luce che vince le tenebre del mondo, ridonando “forma e significato” ad ogni realtà creata da Dio, ma oscurata dal peccato. Ma quello che diciamo di Gesù come “luce da luce”: luce per noi dalla luce del Padre; deve potersi dire di noi: luce per gli altri dalla luce di Cristo; che illumina la nostra vita. Essere per gli altri testimoni trasparenti e attraenti, leggibili e credibili, di Cristo. Il testimone è colui che ha visto, che ha vissuto un’esperienza di fede, e che quindi può portare agli altri e dire loro ciò che ha visto e sperimentato, dandone appunto testimonianza con la parola e la vita, la testimonianza del buon esempio, la testimonianza della carità, la testimonianza del dialogo rispettoso della verità e della libertà.
Con la liturgia della Parola abbiamo ascoltato, attraverso le letture bibliche, gli interventi di Dio nella storia il cui vertice è Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per noi. Che cosa abbiamo celebrato? La pasqua storica; le letture bibliche ci hanno fatto ascoltare un compendio della storia della salvezza. Esse evocano i principali momenti di questa storia attuata da Dio fin dalla creazione e di cui la pasqua di Cristo costituisce il compimento e la ricapitolazione.
La liturgia battesimale, che celebreremo fra poco, evoca la pasqua della Chiesa; come Israele nel Mar Rosso, anche Gesù “è passato” attraverso il mare della morte e ne è uscito vittorioso. Nelle acque del Battesimo è inghiottito il mondo del peccato e riemerge la creazione nuova. L’acqua fecondata dalla Spirito, genera il popolo dei figli di Dio: un popolo di santi, un popolo profetico, sacerdotale e regale. Con i nuovi battezzati, tutta la Chiesa fa memoria del suo “passaggio pasquale”, e rinnova nelle “promesse battesimali” la propria fedeltà al dono ricevuto, agli impegni assunti. Il battesimo è un dono di Dio che scaturisce, come abbiamo detto, dalla Pasqua di Gesù: esso non è una nostra conquista. Il battesimo manifesta la radice gratuita della salvezza: non ci salva per i nostri meriti, ma accogliendo il dono della salvezza che viene da Dio. Al tempo stesso, il Battesimo chiama in causa la nostra libertà e dunque la nostra responsabilità. Il Battesimo, infatti, determina in colui che lo riceve una vera e propria trasformazione, che è punto di partenza di una vita che ora deve lasciarsi ispirare costantemente dalla novità del Vangelo, di una vita che deve tendere alla santità.
La liturgia eucaristica, poi celebra la pasqua perenne ed escatologica, ed è il vertice di questa Veglia. Il popolo rigenerato nel Battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione. Partecipando al corpo e al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per essere sempre più inserita nella Pasqua di Cristo. Egli rimane per sempre con i suoi, nei segni del suo donarsi, perché impariamo a “passare” ogni giorno dalla morte alla vita nella carità.
Dentro la struttura e i simboli della celebrazione è possibile leggere il paradigma dell’esistenza cristiana nata dalla Pasqua. Luce, Parola, Acqua, Convito Eucaristico sono le realtà costitutive e i punti di riferimento essenziali della vita nuova, della vita cristiana: uscito dal mondo tenebroso del male, il cristiano è chiamato a essere portatore di luce, a perseverare nell’ascolto di Cristo morto e risorto, Parola definitiva della storia, a vivere sotto la guida dello Spirito la vocazione battesimale, ad annunciare e a testimoniare nel dono di sé quel mistero di cui l’Eucaristia celebra il memoriale. La Vergine Maria, gioiosa testimone della Pasqua del Signore, ci aiuti a camminare “in una vita nuova” e a vivere il tempo pasquale come tempo di gioia, di comunione,di riconciliazione, di amore, con tutti i fratelli, nella consapevolezza che il Signore c’è, vivo e presente in mezzo a noi e ci ama.


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