Ma è opportuno scambiarsi gli auguri in un momento dicosì grave e diffusa crisi?
Sì, amici miei. Buon Natale, nonostante tutto. Anzi, proprio per la grave crisi che colpisce la nostra società, peri tanti problemi economici, sociali e politici che rendono inquieta la nostra vita, proprio per questo abbiamobisogno dell’augurio di Buon Natale.
Non è una facile e ingenua evasione dalla realtà, quasi un invito a mettere tra parentesi le attuali preoccupazioni,a “fare finta” di nulla. È un grido di speranza, un incoraggiamento a “rimetterci in piedi” con la certezza che Dio non è insensibile alla nostra sofferenza. Il profeta Isaia pone sulle nostre labbra una struggente preghiera e una accorata richiesta: “Non forzarti all’insensibilità,perché tu sei nostro padre... da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità... Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Libro di Isaia, capitolo 63, versetti 15-19).
Il mio augurio vuole essere un invito a fare entrare il Natale nella vita e a consegnare al Bambino, che nascea Betlemme, le nostre preoccupazioni e le nostre ansie.
Scambiandoci gli auguri, vogliamo che il Natale illumini con la sua luce i vari ambiti della nostra esistenza,diradando le tenebre che rendono incerti i nostri passi. Vogliamo vivere il Natale come la rivelazione del nostro Dio che, facendosi uomo, ci prende per mano per educarci alla libertà e all’amore.
“Il cammino verso la Grotta di Betlemme, ha detto Benedetto XVI, è un itinerario di liberazione interiore,un’esperienza di libertà profonda, perché ci spinge ad uscire da noi stessi e ad andare verso Dio che si èfatto a noi vicino, che rinfranca i nostri cuori con la suapresenza e con il suo amore gratuito, che ci precede e ci accompagna nelle nostre scelte quotidiane, che ci parla nel segreto del cuore e nelle Sacre Scritture. Egli vuole infondere coraggio alla nostra vita, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo stanchi e affaticati e abbiamo bisogno di ritrovare la serenità del cammino e sentirci con gioia pellegrini verso l’eternità” (16.12.2010).
Non so se ricordate il lavoro teatrale di Jean-Paul Sartre (Parigi, 1905-1980) Bariona o il figlio del tuono. Raccontodi Natale per cristiani e non credenti. È la storia di Bariona, la cui vita viene “stravolta” dall’incontro con il Dio Bambino, che avrebbe voluto uccidere, ma non riescea farlo perché “per trovare il coraggio di spegnere questa giovane vita tra le mie dita, non avrei dovuto scorgerlo dapprima in fondo agli occhi di suo padre”. Anzi, doneràla sua vita per salvarlo! Egli non credeva che Dio si potesse fare uomo e nel suo lacerante tormento interiore aveva ironizzato: “Un Dio, trasformarsi in uomo! Che racconto da balia! Non vedo ciò che potrebbe tentarlo nella nostra condizione umana. Gli Dei stanno in cielo,tutti occupati a gioire di sé stessi. E se capitasse loro discendere fra noi, sarebbe sotto qualche forma brillantee fugace, come una nube purpurea o un lampo. Un Dio si trasformerebbe in uomo? L’onnipotente in mezzo alla sua gloria, contemplerebbe quei pidocchi che brulicano sulla vecchia crosta della terra e la sporcano con i loro escrementi e direbbe: voglio essere uno di quei parassiti? Lasciatemi ridere!”.
E invece è proprio così!
Il nostro Dio si è fatto uomo, si è fatto piccolo, debole e fragile per amore nostro, perché ci ama alla follia. “È mai possibile una cosa del genere?, si chiede Benedetto XVI. È cosa degna di Dio farsi bambino?... Nella grotta di Betlemme, Dio si mostra a noi umile ‘infante’ pervincere la nostra superbia. Forse ci saremmo arresi piùfacilmente di fronte alla potenza, di fronte alla saggezza; ma Lui non vuole la nostra resa; fa piuttosto appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di accettare ilsuo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo” (17.12.2008).
Il Natale è uno schiaffo alla nostra superbia, al nostroorgoglio, alla nostra mania di grandezza. Dal Dio che si èfatto uomo lasciamoci educare alla “libertà da noi stessi”!
Prima di concludere, vi chiedo di “pensare” al seminario e ai seminaristi. Pregate per loro, perché apprendano l’arte di amare e crescano come uomini veramente liberi. Pregate anche per me, mentre io vi assicuro la mia quotidiana preghiera.
Buon Natale, amici miei.
+ Paolo, vescovo
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