Nata in Sudan nel 1869, all'età di sette anni viene rapita e le viene imposto il nome di Bakhita (fortunata). Dimenticando presto il suo nome originario, che resta sconosciuto, la giovane schiava cambia numerosi padroni, finchè nel 1883 viene comprata dal console italiano Callisto Legnami e tre anni più tardi portata in Italia, dove diventa la bambinaia di una famiglia amica del console. Nel 1890 chiede di essere battezzata con il nome di Giuseppina e pochi anni dopo matura la decisione di farsi suora canossiana. Ricopre per circa cinquant'anni compiti umili e semplici, offerti con generosità.. Donna di preghiera e di misericordia, conquistò subito la gente di Schio, dove rimase per molti anni. La suora di “cioccolato”, che i bambini provavano a mangiare, catturava per la sua bontà, la sua gioia, la sua fede. Un giorno, durante un convegno, le chiedono: "Cosa farebbe se incontrasse i suoi rapitori?". Senza un attimo di esitazione, risponde: "Se incontrassi i negrieri che mi hanno rapita, e anche quelli che mi hanno torturata, mi inginocchierei a baciare loro le mani; perchè se non fosse accaduto tutto questo, ora non sarei una cristiana e religiosa!". Muore l'8 febbraio 1947 a causa di una polmonite.
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