Dai documenti consultati si evince che il 10 aprile 1956 il Capitolo della Cattedrale di Ragusa, presieduto da Mons. Francesco Pennisi, espresse parere unanime e favorevole per la erezione della nuova Chiesa del Carmine dividendo il territorio della parrocchia della Chiesa Madre.
Tutto ciò viene riferito con una lettera del 9 giugno 1956 indirizzata all’Arciprete La Perna da parte del Vicario Generale Mons. Carmelo Canzonieri il quale ritiene opportuno erigere la nuova parrocchia affidandola alla “Madonna del Carmine” con sede provvisoria nella cappella dell’Istituto Sacro Cuore. Veniva stabilito, altresì, il territorio parrocchiale delimitato dalle seguenti vie: c/so Vitt. Emanuele dal numero civico 385 e 300 con limite alle cave di pietra ovvero “Petraro”, via San Martino dal n. 30, via Iblea, via Giotto, via G.le Cascino.
In risposta a questa lettera il 19 giugno 1956, l’Arciprete parroco unitamente ai capitolari dell’insigne collegiata, manifesta alcune perplessità adducendo le seguenti motivazioni: il titolo di “Madonna del Carmine” alla nuova parrocchia creerebbe un contraltare e potrebbe essere causa di futura discordia; la zona dove deve sorgere la nuova parrocchia viene chiamata dal popolo “quartiere del Sacro Cuore”; la chiesa venduta 25 anni prima era comunemente chiamata SS. Cristo oltre che ex Carmine; il titolo che fin da principio si volle dare alla erigenda chiesa fu “Chiesa del Sacro Cuore”.
Nel decreto 24 giugno 1956, firmato dal vescovo della diocesi di Ragusa S.E. Mons. Francesco Pennisi e controfirmato dal Cancelliere Can. Giovanni Corallo, si stabilisce l’erezione a Comiso della parrocchia Sacro Cuore di Gesù, definendo i confini parrocchiali ancora oggi validi nella zona sud-est del territorio, mentre la zone situata a nord-est risulta in continua espansione.
Prima ancora che questo territorio venisse smembrato dalla parrocchia S. Maria delle Stelle (Chiesa Madre) l’Arciprete parroco o un suo vice curava il territorio del Saliceto o Sacro Cuore dal punto di vista pastorale utilizzando sia la cappella sia i locali dell’Istituto.
Alcune giovani con le suore |
La collaborazione delle suore era lodevole, basti pensare alla serva di Dio Suor Nazzarena che curava la pastorale delle famiglie disastrate e le persone lontane da Dio e dalla Chiesa, riuscendo a ricomporre l’unità delle famiglie e il ritorno di tanti che si riconciliavano con Dio nella confessione e nel precetto pasquale. Altre suore tenevano il catechismo ai bambini nel pomeriggio della domenica e dirigevano anche l’oratorio festivo per le ragazze del quartiere, parecchie di esse si sono consacrate entrando a far parte della congregazione fondata dalla Beata Maria Schininà; molte altre hanno formato vere famiglie cristiane consacrandosi con il sacramento del matrimonio e utilizzando le risorse spirituali ricevute nel cammino formativo.
Nella cappella delle suore veniva celebrata la Santa Messa sia nei giorni feriali sia nei giorni festivi; era particolarmente curato il triduo pasquale preceduto da tre giorni di esercizi spirituali predicati o da un sacerdote della città o dallo stesso predicatore quaresimalista della Chiesa Madre. Tutti i venerdì di quaresima si teneva un pio esercizio della Via Crucis molto partecipato dalle casalinghe perché era comodo l’orario alle ore 15,00; questo momento, in forma dialettale era chiamato “visaria”, termine deformato di Via Sacra.
Il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini si celebrava la festa del Sacro Cuore, la preparazione era affidata allo zelo delle suore, in particolare suor Lucia Vasquez che era la superiora, suor Carolina, suor Assunta e suor Pia: donne intrepide, capacissime di sensibilizzare il quartiere tanto che la partecipazione era molto elevata, anche di persone fuori dal quartiere. L’altare veniva preparato davanti all’Istituto da dove iniziava la processione con il Santissimo Sacramento accompagnata dalla banda musicale formata dai fanciulli dell’Educatorio Maschile di Ragusa.
Si può affermare con certezza che il territorio Saliceto era lievitato cristianamente anche dall’Azione Cattolica presente nell’Istituto come sezione staccata dalla Chiesa Madre da cui dipendeva.
Sac. Giuseppe La Perna |
Il giorno seguente l’erezione della parrocchia, cioè il 25 giugno 1956, la parrocchia venne affidata momentaneamente al sacerdote Giuseppe La Perna (arciprete parroco della Chiesa Madre) in qualità di amministratore che nella terminologia del vecchio codice si chiamava Vicario Economo, il quale la guidò sino al 15 ottobre 1956. Il 16 ottobre venne nominato amministratore parrocchiale il can. Salvatore Iacono che sarebbe stato il primo parroco.
Quest’ottimo sacerdote si mostrò all’altezza della situazione, infatti iniziò a dare una vera immagine della parrocchia, dedicandosi alla formazione di gruppi adulti e giovani. Si costituì l’Azione Cattolica al completo e indipendente dall’associazione della Chiesa Madre. Non si risparmiò anche perché era giovane di età, e quindi dinamico, infatti rese più agibile e funzionale la cappella delle suore diventata sede provvisoria della parrocchia. Creò una porta d’ingresso indipendente dall’Istituto, la sacrestia e l’ufficio parrocchiale furono ricavati dal grande corridoio della casa religiosa con una parete divisoria in muratura.
Sac. Salvatore Iacono |
Essendo ormai parrocchia si pensò di sistemare il fonte battesimale dentro la piccola chiesa, fu ubicato e sistemato con abbellimento di luci nello spazio di una delle porte che immetteva sempre nel corridoio dell’Istituto, la porta pertanto fu definitivamente chiusa.
Don Iacono non agiva da solo per prendere decisioni o per avviare iniziative pastorali, si faceva affiancare dai laici di A.C. già presenti prima e guidati dai vari assistenti, tra cui si ricordano padre Dipasquale e padre Corallo.
La gioventù femminile fu grande protagonista nell’attività pastorale: le prime ragazze sono state le sorelle Matarazzo (Bagia, Lucia e Pina), la signorina Cappello e la signorina Migliorisi, fra le adulte le signore Nunziatina Campobello e Incremona Giovanna zelanti apostole.
Il gruppo delle ragazze, che nelle feste solenni e nelle circostanze particolari vestiva l’uniforme (gonna azzurra, camicia bianca e cravatta azzurra), si incrementò sempre più impegnandosi assiduamente nell’animazione liturgica.
Ragazze di AC in gita |
L’assistente don Iacono, bravissimo nel suonare l’organo, preparava ogni casa e poi durante le celebrazioni era la signora Agosta Nelly ad accompagnare i canti con l’harmonium.
Sorse una squadra di calcio ad opera della gioventù maschile.
Anche i più piccoli facevano esperienza di A.C. con l’aiuto delle delegate (oggi viene chiamata A.C.R. quel settore che allora si chiamava Fiamme Tricolori), tuttavia le suore non furono messe da parte, continuarono collaborare sia per la catechesi sia per mantenere pulita la chiesa.
Le prime suore collaboratrici dopo l’istituzione della parrocchia furono le dinamiche suor Nicodema Scrofani e suor Bianca Carfì nel ruolo di sacrista; Biagia Matarazzo si occupava della biancheria e dei paramenti sacri (i vessilli che allora si usavano per le processioni furono confezionati dalla stessa mano artistica) ed infine la signora Incremona è da ricordare come grande benefattrice per aver regalato un prezioso ostensorio e tutti i paramenti sacri e piviali dei vari colori necessari per le funzioni liturgiche.
1° Programma della festa |
Il mese di giugno consacrato ab immemorabili al Sacro Cuore di Gesù, venne solennizzato ancora di più rispetto al passato, infatti si pensò ad un comitato per la prima festa in quanto questa volta spettava alla parrocchia organizzarsi.
La somma raccolta bastò per poter pagare il corpo bandistico per un’ora di processione eucaristica; per la prima volta apparvero i manifesti e il programma della festa in varie postazioni della città.
La festa, celebrata la domenica successiva alla solennità liturgica del Sacro Cuore, fu preceduta da quattro giorni di adorazione eucaristica (quarantore); la sera si concludeva con il canto di compieta e la benedizione con la presenza di diversi sacerdoti perché all’epoca non si celebrava la messa vespertina.
Dopo questa prima festa don Iacono, il 3 luglio 1957, pensò di organizzare un pellegrinaggio alla Madonna delle Lacrime di Siracusa quasi come un ringraziamento dell’anno pastorale; per molte persone fu un avvenimento straordinario perché per la prima volta uscivano dalla propria città.
S. Messa a Siracusa |
Nella mattina dell’11 luglio 1957 una triste notizia si diffuse: “il rev. Don Salvatore Iacono moriva improvvisamente stroncato da un arresto cardio-circolatorio”; tutti parteciparono ai funerali svoltisi in Chiesa Madre dove un’immensa folla piangeva la precoce perdita di un ministro di Dio conosciuto da tutta la gente comisana.
Dopo la celebrazione i parrocchiani del Sacro Cuore vollero che la salma del reverendo passasse per l’ultima volta dalla sua parrocchia: siccome era già buio le strade furono illuminate da tante famiglie e questo segno, insolito per un funerale, suscitò scalpore. La parrocchia si sentì orfana perché privata del suo grande pastore: don Salvatore Iacono aveva compiuto il 27 giugno 1957 appena 13 anni di vita sacerdotale.
Dopo la morte del can. Don Salvatore Iacono ci fu un certo smarrimento tra tutti i fedeli della parrocchia, in modo particolare fra i praticanti e gli impegnati nella pastorale.
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