I giovani e i giovanissimi della parrocchia organizzano una serata di fraternità con tombolata.
L'appuntamento è per lunedì 2 gennaio alle ore 21.00 nel saloncino parrocchiale
E' un momento per ritrovarci tutti insieme e scambiarci gli auguri. Vi aspettiamo numerosi...
Festa della Santa Famiglia di Nazaret
Gli auguri del nostro vescovo
Natale, mistero di amore e di libertà
Buon Natale, amici miei.
+ Paolo, vescovo
Ma è opportuno scambiarsi gli auguri in un momento dicosì grave e diffusa crisi?
Sì, amici miei. Buon Natale, nonostante tutto. Anzi, proprio per la grave crisi che colpisce la nostra società, peri tanti problemi economici, sociali e politici che rendono inquieta la nostra vita, proprio per questo abbiamobisogno dell’augurio di Buon Natale.
Non è una facile e ingenua evasione dalla realtà, quasi un invito a mettere tra parentesi le attuali preoccupazioni,a “fare finta” di nulla. È un grido di speranza, un incoraggiamento a “rimetterci in piedi” con la certezza che Dio non è insensibile alla nostra sofferenza. Il profeta Isaia pone sulle nostre labbra una struggente preghiera e una accorata richiesta: “Non forzarti all’insensibilità,perché tu sei nostro padre... da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità... Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Libro di Isaia, capitolo 63, versetti 15-19).
Il mio augurio vuole essere un invito a fare entrare il Natale nella vita e a consegnare al Bambino, che nascea Betlemme, le nostre preoccupazioni e le nostre ansie.
Scambiandoci gli auguri, vogliamo che il Natale illumini con la sua luce i vari ambiti della nostra esistenza,diradando le tenebre che rendono incerti i nostri passi. Vogliamo vivere il Natale come la rivelazione del nostro Dio che, facendosi uomo, ci prende per mano per educarci alla libertà e all’amore.
“Il cammino verso la Grotta di Betlemme, ha detto Benedetto XVI, è un itinerario di liberazione interiore,un’esperienza di libertà profonda, perché ci spinge ad uscire da noi stessi e ad andare verso Dio che si èfatto a noi vicino, che rinfranca i nostri cuori con la suapresenza e con il suo amore gratuito, che ci precede e ci accompagna nelle nostre scelte quotidiane, che ci parla nel segreto del cuore e nelle Sacre Scritture. Egli vuole infondere coraggio alla nostra vita, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo stanchi e affaticati e abbiamo bisogno di ritrovare la serenità del cammino e sentirci con gioia pellegrini verso l’eternità” (16.12.2010).
Non so se ricordate il lavoro teatrale di Jean-Paul Sartre (Parigi, 1905-1980) Bariona o il figlio del tuono. Raccontodi Natale per cristiani e non credenti. È la storia di Bariona, la cui vita viene “stravolta” dall’incontro con il Dio Bambino, che avrebbe voluto uccidere, ma non riescea farlo perché “per trovare il coraggio di spegnere questa giovane vita tra le mie dita, non avrei dovuto scorgerlo dapprima in fondo agli occhi di suo padre”. Anzi, doneràla sua vita per salvarlo! Egli non credeva che Dio si potesse fare uomo e nel suo lacerante tormento interiore aveva ironizzato: “Un Dio, trasformarsi in uomo! Che racconto da balia! Non vedo ciò che potrebbe tentarlo nella nostra condizione umana. Gli Dei stanno in cielo,tutti occupati a gioire di sé stessi. E se capitasse loro discendere fra noi, sarebbe sotto qualche forma brillantee fugace, come una nube purpurea o un lampo. Un Dio si trasformerebbe in uomo? L’onnipotente in mezzo alla sua gloria, contemplerebbe quei pidocchi che brulicano sulla vecchia crosta della terra e la sporcano con i loro escrementi e direbbe: voglio essere uno di quei parassiti? Lasciatemi ridere!”.
E invece è proprio così!
Il nostro Dio si è fatto uomo, si è fatto piccolo, debole e fragile per amore nostro, perché ci ama alla follia. “È mai possibile una cosa del genere?, si chiede Benedetto XVI. È cosa degna di Dio farsi bambino?... Nella grotta di Betlemme, Dio si mostra a noi umile ‘infante’ pervincere la nostra superbia. Forse ci saremmo arresi piùfacilmente di fronte alla potenza, di fronte alla saggezza; ma Lui non vuole la nostra resa; fa piuttosto appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di accettare ilsuo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo” (17.12.2008).
Il Natale è uno schiaffo alla nostra superbia, al nostroorgoglio, alla nostra mania di grandezza. Dal Dio che si èfatto uomo lasciamoci educare alla “libertà da noi stessi”!
Prima di concludere, vi chiedo di “pensare” al seminario e ai seminaristi. Pregate per loro, perché apprendano l’arte di amare e crescano come uomini veramente liberi. Pregate anche per me, mentre io vi assicuro la mia quotidiana preghiera.
Buon Natale, amici miei.
+ Paolo, vescovo
Buon Natale!
Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero, perché tu possa soccorrere chi è povero.
Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono una persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso. Sono nato perseguitato perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.
Auguri di un Santo Natale a tutti!
IV domenica di avvento
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc 1,26-38)
Incontro Giovani di A. C.
Venerdì 16 dicembre la nostra parrocchia accoglierà l'inocntro diocesano dei Giovani di azione Cattolica. L'appuntamento è alle ore 20.30 in chiesa per un momento di preghiera che sarà seguito da un agape fraterna nel saloncino (ognuno porterà qualcosa da condividere insieme agli altri) durate la quale gli animatori ci saranno giochi e animazione.
Vi raccomandiamo la massima puntualità e la partecipazione!
La città interiore
III domenica d'avvento
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Gv 1,6-8.19-28)
I testi liturgici di questo periodo di Avvento ci rinnovano l’invito a vivere nell’attesa di Gesù, a non smettere di aspettare la sua venuta, così da mantenerci in un atteggiamento di apertura e di disponibilità all’incontro con Lui. La vigilanza del cuore, che il cristiano è chiamato ad esercitare sempre, nella vita di tutti i giorni, caratterizza in particolare questo tempo in cui ci prepariamo con gioia al mistero del Natale. L’ambiente esterno propone i consueti messaggi di tipo commerciale, anche se in tono minore a causa della crisi economica. Il cristiano è invitato a vivere l’Avvento senza lasciarsi distrarre dalle luci, ma sapendo dare il giusto valore alle cose, per fissare lo sguardo interiore su Cristo. Se infatti perseveriamo “vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode”, i nostri occhi saranno in grado di riconoscere in Lui la vera luce del mondo, che viene a rischiarare le nostre tenebre.
In particolare, la liturgia dell’odierna domenica, detta “Gaudéte”, ci invita alla gioia, ad una vigilanza non triste, ma lieta. “Gaudete in Domino semper” – scrive san Paolo: “Gioite sempre nel Signore” (Fil 4,4). La vera gioia non è frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare dagli impegni della vita e dalle sue responsabilità. La vera gioia è legata a qualcosa di più profondo. Certo, nei ritmi quotidiani, spesso frenetici, è importante avere spazi di tempo per il riposo, per la distensione, ma la gioia vera è legata al rapporto con Dio. Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione possono togliere. Sant’Agostino lo aveva compreso molto bene; nella sua ricerca della verità, della pace, della gioia, dopo aver cercato invano in molteplici cose conclude con la celebre espressione che il cuore dell’uomo è inquieto, non trova serenità e pace finché non riposa in Dio. La vera gioia non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita. È l’invito che fa l’apostolo Paolo: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 5,23). In questo tempo di Avvento rafforziamo la certezza che il Signore è venuto in mezzo a noi e continuamente rinnova la sua presenza di consolazione, di amore e di gioia. Abbiamo fiducia in Lui; come ancora afferma sant’Agostino, alla luce della sua esperienza: il Signore è più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi.
Affidiamo il nostro cammino alla Vergine Immacolata, il cui spirito ha esultato in Dio Salvatore. Sia Lei a guidare i nostri cuori nell’attesa gioiosa della venuta di Gesù, un’attesa ricca di preghiera e di opere buone.
(Angelus di Papa Benedetto XVI dell'11 dicembre 2011)
I nostri primi 50 anni
“I nostri primi cinquant’anni”: questo è il titolo del libro che racconta la storia della nostra parrocchia.
Ritengo che la storia non si racconta solo datando gli avvenimenti straordinari, ricordando il succedersi dei pastori che l’hanno guidata in questi anni, oppure, celebrando le tappe di costruzione della chiesa edificio o dei locali annessi. Queste informazioni semmai sono la testimonianza del cammino di una comunità che ha bisogno di strutture materiali per vivere la comunione e accogliere i fratelli nella casa di Dio per fare casa con Dio. Il cammino di una comunità parrocchiale si racconta ricostruendo, la trama del disegno di Dio in questi cinquant’anni, attraverso tutte le varie iniziative, testimonianze e attività di apostolato a servizio del Vangelo di tanti fratelli e sorelle. Essi hanno riscritto il Vangelo nella loro vita traducendo laicamente i valori nella famiglia, nel quartiere, nella città producendo costumi, stili di vita, la coscienza della sacralità della vita, della famiglia..., tramandando alle generazioni successive tutto quello che a loro volta hanno ricevuto.
La nostra storia umana diventa Storia di Salvezza quando le nostre opere sono gradite e benedette dal Signore, se da lui sono ispirate e realizzate per la sua gloria. Tutti coloro che ci hanno preceduto ci hanno lasciato le loro “opere”, il loro esempio di dedizione generosa per Dio e per i fratelli e ora ci accompagnano con la loro intercessione insieme a tutti i Santi, affinché questo fiume di grazia che è iniziato a scorrere cinquant’anni fa continui a formare il popolo santo di Dio perché proclami le sue grandi opere nella storia di questi nostri giorni.
Questa è stata l’idea ispiratrice che mi ha guidato per tanti anni nel tentativo di raccontare la storia del cammino di una piccola porzione del popolo di Dio. Inoltre questo tentativo è stato avvalorato dalla presenza numerosa di tanti fratelli e sorelle che hanno vissuto gli inizi del cammino di questa comunità parrocchiale.
Pertanto, ringrazio tutti coloro che hanno consentito la realizzazione di questo libro: il consiglio pastorale che ha accolto la mia sollecitazione, i fratelli e le sorelle che hanno contribuito con le loro testimonianze, le sorelle Matarazzo che ci hanno fornito gran parte del materiale fotografico presente nel libro, padre Giuseppe Berenato e padre Salvatore Bertino che hanno impreziosita l’opera con una ricerca rigorosamente ben documentata e Alessandro Guastella e Salvina Barone che con grandi sacrifici e tenta passione si sono prodigati alla stesura del libro.
(Relazione introduttiva alla presentazione
del libro del parroco don Enzo Barrano,
tenutasi il 7 dicembre 2011)
Immacolata Concezione della B. V. Maria
La storia di questa devozione è molto antica: precede infatti di secoli la proclamazione del dogma. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano utilizzato espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale chiamandola: “Intemerata, bellezza dell’innocenza, più pura degli angeli”. In occidente, però, la teoria dell’immacolatezza trovò forti resistenze, non per avversionesione alla Madonna, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione operata solo in virtù del sacrificio di Gesù. Il francescano Giovanni Duns Scoto riuscì a superare questo “scoglio” dottrinale con una convincente distinzione: anche la Madonna era stata redenta da Gesù, con una Redenzione ‘preventiva’, prima e fuori dal tempo. Maria fu preservata dal peccato originale, in previsione dei meriti del suo Figlio divino. Nel 1830, la Vergine apparve a S. Caterina Labouré, la quale, in seguito, diffuse una “medaglia miracolosa” con l’immagine dell’Immacolata. Questa medaglietta suscitò un’intensa devozione e molti vescovi chiesero a Roma la “dichiarazione” di quel dogma che ormai era entrato nel cuore di quasi tutti i cristiani. Così Papa Pio IX l’8 Dicembre 1854 proclamava la Vergine Maria preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento originale. Quattro anni dopo, nel 1858, la vergine apparve a Lourdes alla giovane Bernadette, presentandosi con il nome di “Immacolata Concezione”. Queste apparizioni furono come una prodigiosa conferma del dogma; una conferma, questa, che sembrò un ringraziamento per l’abbondanza di grazie che, dal cuore dell’Immacolata, piovvero sull’umanità.
Presentazione del libro
Mercoledì 7 dicembre alle ore 19.30 presso il Centro di Accoglienza e Amicizia di via Tolomeo n°1 verrà presentato il libro sulla storia della nostra parrocchia dal titolo "I nostri primi 50 anni".
L'opera sarà presentata da don Giuseppe Berenato. Interverranno il parroco, don Enzo Barrano, il vescovo Mons. Paolo Urso, il presidente della provincia Ing. Franco Antoci e il sindaco di Comiso Avv. Giuseppe Alfano.
Testimonianza ULNN
Cliccando sotto potete leggere una testimonianza su "Una luce nella notte" di sabato scorso a S. Biagio.
Lode a Gesù! Leggi
Liturgia penitenziale
Mercoledì 30 novembre alle ore 21.00
in chiesa si terrà una Liturgia Penitenziale
durante la quale invocheremo
come comunità parrocchiale
la misericordia di Dio in preparazione
al S. Natale.
Tutti i gruppi sono invitati a parteciapare.
Vegliate! (I domenica di avvento)
State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.
E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». (Mc 13,33-37)
E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». (Mc 13,33-37)
In questo brano Gesù per tre volte ci ripete: Vegliate!
I primi due "vegliate" vogliono dirmi: destati dal sonno, risvegliati! Vivi da risorto!
Vivere da risorti vuol dire guardare la realtà con gli occhi di Dio e vedere come il suo disegno di salvezza avanza all'interno degli avvenimenti umani, che senza questa visione mi susciterebbero solo paura e angoscia. Il Signore ci incoraggia: "Alzate il capo, perchè la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28). Per l'uomo che vive in un rapporto di fiducia con il suo Signore il tempo dell'attesa è un tempo di speranza, non ha paura dell'arrivo del padrone, ma lo attende fiducioso.
Il terzo "vegliate" invece è un verbo che indica azione e ci dice come vigilare.
Dobbiamo vegliare con una fede operosa, mettendo a servizio dei fratelli i carismi che il Signore ci ha donato. Dobbiamo vigilare non con le mani in mano, ma dandoci da fare, amando concretamente. E' necessario che io viva la mia fede nella carità, poichè la carità alimenta la fede e produce in noi la speranza.
Senza la carità il tempo che vivo è un tempo sprecato. Ciò che conta davvero nella vita sono i gesti di amore, perchè sono quelli che un giorno ci apriranno le porte del paradiso.
E' la carità da spessore di eternità ai nostri piccoli gesti quotidiani.
In questa prima settimana di avvento ci impegniamo a fare tutto per amore, nell'amore e con amore poiché la scena di questo mondo finirà, ma la carità rimarrà in eterno.
I primi due "vegliate" vogliono dirmi: destati dal sonno, risvegliati! Vivi da risorto!
Vivere da risorti vuol dire guardare la realtà con gli occhi di Dio e vedere come il suo disegno di salvezza avanza all'interno degli avvenimenti umani, che senza questa visione mi susciterebbero solo paura e angoscia. Il Signore ci incoraggia: "Alzate il capo, perchè la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28). Per l'uomo che vive in un rapporto di fiducia con il suo Signore il tempo dell'attesa è un tempo di speranza, non ha paura dell'arrivo del padrone, ma lo attende fiducioso.
Il terzo "vegliate" invece è un verbo che indica azione e ci dice come vigilare.
Dobbiamo vegliare con una fede operosa, mettendo a servizio dei fratelli i carismi che il Signore ci ha donato. Dobbiamo vigilare non con le mani in mano, ma dandoci da fare, amando concretamente. E' necessario che io viva la mia fede nella carità, poichè la carità alimenta la fede e produce in noi la speranza.
Senza la carità il tempo che vivo è un tempo sprecato. Ciò che conta davvero nella vita sono i gesti di amore, perchè sono quelli che un giorno ci apriranno le porte del paradiso.
E' la carità da spessore di eternità ai nostri piccoli gesti quotidiani.
In questa prima settimana di avvento ci impegniamo a fare tutto per amore, nell'amore e con amore poiché la scena di questo mondo finirà, ma la carità rimarrà in eterno.
Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi
Luigi Beltrame nasce a Catania nel 1880, viene adottato dallo zio che gli dà il cognome Quattrocchi; si trasferisce a Roma dove studia giurisprudenza e diviene un apprezzato avvocato generale dello Stato. Qui conosce Maria, una ragazza colta, sensibile e raffinata, la quale diviene una scrittrice assai feconda di libri di carattere educativo. Le nozze di Luigi e Maria vengono celebrate nella Basilica di S. Maria Maggiore il 25 novembre 1905; dalla loro unione nascono Filippo, Stefania, Cesare ed Enrichetta.
Durante la loro vita Luigi e Maria ebbero a cuore i problemi della società: furono animatori dei gruppi del movimento “Rinascita Cristiana”, aderirono inoltre al movimento “Per un mondo migliore”. Luigi testimoniò la sua fede nel proprio ambiente di lavoro, ebbe una profonda bontà nel trattare con i “lontani” dalla fede e una grande sollecitudine verso i bisognosi. Maria fu infermiera volontaria della Croce Rossa durante le due guerre; fu una catechista molto attiva ed organizzò i corsi per i fidanzati, un’autentica novità per quei tempi. I due sposi erano ferventi nella recita del S. Rosario, nell’adorazione notturna e nella messa mattutina. Il loro esempio e la pratica quotidiana del pregare in famiglia ebbero i propri effetti sui figli , che si sentirono tutti chiamati dal Signore alla vita consacrata. La straordinaria vicenda umana e spirituale dei due coniugi fu un cammino di santità, un andare verso Dio attraverso l’amore del coniuge. Trascorsero mezzo secolo felici insieme, senza mai un attimo di noia o stanchezza bensì conservando il sapore continuo della novità.
Il loro segreto? La preghiera.
Il Papa li ha beatificati il 21 ottobre del 2001, in quell’occasione per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo vista elevata alla gloria degli altari una coppia di sposi, Luigi e Maria, beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. La loro beatificazione segna una svolta nel modo di concepire la santità: non più rivolta solo a suore, sacerdoti e singoli fedeli, ma un cammino possibile a tutti gli sposi cristiani.
Durante la loro vita Luigi e Maria ebbero a cuore i problemi della società: furono animatori dei gruppi del movimento “Rinascita Cristiana”, aderirono inoltre al movimento “Per un mondo migliore”. Luigi testimoniò la sua fede nel proprio ambiente di lavoro, ebbe una profonda bontà nel trattare con i “lontani” dalla fede e una grande sollecitudine verso i bisognosi. Maria fu infermiera volontaria della Croce Rossa durante le due guerre; fu una catechista molto attiva ed organizzò i corsi per i fidanzati, un’autentica novità per quei tempi. I due sposi erano ferventi nella recita del S. Rosario, nell’adorazione notturna e nella messa mattutina. Il loro esempio e la pratica quotidiana del pregare in famiglia ebbero i propri effetti sui figli , che si sentirono tutti chiamati dal Signore alla vita consacrata. La straordinaria vicenda umana e spirituale dei due coniugi fu un cammino di santità, un andare verso Dio attraverso l’amore del coniuge. Trascorsero mezzo secolo felici insieme, senza mai un attimo di noia o stanchezza bensì conservando il sapore continuo della novità.
Il loro segreto? La preghiera.
Il Papa li ha beatificati il 21 ottobre del 2001, in quell’occasione per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo vista elevata alla gloria degli altari una coppia di sposi, Luigi e Maria, beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. La loro beatificazione segna una svolta nel modo di concepire la santità: non più rivolta solo a suore, sacerdoti e singoli fedeli, ma un cammino possibile a tutti gli sposi cristiani.
Una luce nella notte
Se vuoi parteciapre come evangelizzatore, qui di seguito trovi il programma della giornata:
17.00 Ritrovo e accoglienza (davanti la Chiesa di san Biagio)
17.30 Preghiera e riflessione
19.00 Ateliers “tecnici” – viene allestita la chiesa e si prepara l’esterno
20.00 Cena frugale insieme (pizza)
21.00 Adorazione, invocazione allo Spirito Santo e mandato ai missionari
22.30 Apriamo le porte della chiesa di San Biagio: evangelizziamo!
01.30 Ringraziamento e sistemazione Chiesa
Puoi estendere questo invito a tutti i giovani che conosci e che desiderano mettersi in gioco per Gesù!Per essere in comunione come Chiesa, ci sembra bello proporti di offrire il digiuno del venerdì e la partecipazione ad una messa feriale nella tua comunità parrocchiale con l’intenzione dell’evangelizzazione.
Corso "La libertà del cuore"
Obiettivo di questo corso è affrontare un tema fondamentale dell’esistenza cristiana, quello della libertà del cuore: ogni cristiano deve arrivare a scoprire che, anche nelle circostanze esterne più sfavorevoli, egli ha ancor sempre dentro di sé uno spazio di libertà che nessuno può portagli via, perché di esso è Dio la sorgente e il garante.
A questo corso possono parteciapare tutti. La quota di iscrizione è 5 euro.
E' previsto anche il servizio baby-sitter. Le iscrizioni vanno fatte entro il 27 novembre.
Ottavario dei defunti
A partire da giorno 2 fino al 9 novembre si celebrerà l'Ottavario dei fedeli defunti con la Messa delle ore 18.00
Si ricorda che si può lucrare l'indulgenza plenaria applicabile ai defunti a partire dal mezzogiorno del 1 novembre fino a tutto il 2 novembre visitando una Chiesa, a questa si aggiungono le tre solite condizioni: confessione, comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.
Si ricorda che si può lucrare l'indulgenza plenaria applicabile ai defunti a partire dal mezzogiorno del 1 novembre fino a tutto il 2 novembre visitando una Chiesa, a questa si aggiungono le tre solite condizioni: confessione, comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.
HALLOWEEN? No, grazie!
In un mondo dove già abbiamo di che temere, guerre, malattie, disastri economici, problemi familiari... c'è ancora chi cerca di divertirsi con streghe, spiriti e musiche lugubri. E poi non ci si spiega perché aumentano le persone depresse!
Dai da bere alcool ad un ammalato di cirrosi epatica e poi non ti meravigliare
se la malattia aumenta.
Siamo nel mondo degli squilibri. Più cresce la paura, più si pensa che vedendo spettacoli lugubri, film d'orrore, giornoletti gialli, storie di fantasmi e organizzando feste come quelle di Halloween la paura passi.
Dai da bere alcool ad un ammalato di cirrosi epatica e poi non ti meravigliare
se la malattia aumenta.
Siamo nel mondo degli squilibri. Più cresce la paura, più si pensa che vedendo spettacoli lugubri, film d'orrore, giornoletti gialli, storie di fantasmi e organizzando feste come quelle di Halloween la paura passi.
Ma è proprio cosi?
No, assolutamente no! La paura, l'ansia, l'angoscia non si superano sottoponendosi a feste d'orrore, ma vivendo nella pace, facendosi magari una passeggiata all'aria aperta, pregando il Signore, aiutando chi è nella necessita, alimentando amicizie
sane... ecc.
Come un ammalato di ulcera non guarisce se beve alcolici, caffè e mangia frittura... cosi chi vive nella paura, e un po' tutti abbiamo delle paure, non guariamo se, oltre alla fatica di affrontare i problemi reali, ci sottoponiamo anche a tormenti inutili come è ad esempio la festa di Halloween.
Ma è proprio da considerare festa?
Una festa deve avere la caratteristica di gioia, pace, comunione, distensione, armonia, bellezza. Niente di tutto questo!
Questa è una tradizione pagana celtica, nata da una leggenda superstiziosa
che diffondeva il culto di spiriti, scheletri e di pratiche magiche per pronostici sul futuro.
Quello che sconvolge di più è che anche maestri e insegnanti, sottopongono a queste strane feste i piccoli bambini delle scuole materne ed elementari.
Si fanno vedere filmati d'orrore, ai bambini, e poi ci meravigliamo se tanti bambini la notte hanno incubi. A un bambino di appena nove anni è stata regolata dai genitori una cassetta con effetti speciali di Halloween, dove suoni orrendi, con catene, urla terribili, pipistrelli, si accavallano continuamente per fare dei
povero innocente un piccolo “deficiente” impaurito!
Ancora una volta il buon senso è andato a spasso e nessuno lo ha più ritrovato.
Chi non sa divertirsi in un modo sano è segno che è un po’ malato.
Rifletti e cerca un po’ di buon senso per non lasciarti manipolare da nessuna
modo... che porta fuoristrada.
Halloween? No grazie.
Mi piacciono cose Più belle, serene e interessanti!
Don Salvatore Tumino
No, assolutamente no! La paura, l'ansia, l'angoscia non si superano sottoponendosi a feste d'orrore, ma vivendo nella pace, facendosi magari una passeggiata all'aria aperta, pregando il Signore, aiutando chi è nella necessita, alimentando amicizie
sane... ecc.
Come un ammalato di ulcera non guarisce se beve alcolici, caffè e mangia frittura... cosi chi vive nella paura, e un po' tutti abbiamo delle paure, non guariamo se, oltre alla fatica di affrontare i problemi reali, ci sottoponiamo anche a tormenti inutili come è ad esempio la festa di Halloween.
Ma è proprio da considerare festa?
Una festa deve avere la caratteristica di gioia, pace, comunione, distensione, armonia, bellezza. Niente di tutto questo!
Questa è una tradizione pagana celtica, nata da una leggenda superstiziosa
che diffondeva il culto di spiriti, scheletri e di pratiche magiche per pronostici sul futuro.
Quello che sconvolge di più è che anche maestri e insegnanti, sottopongono a queste strane feste i piccoli bambini delle scuole materne ed elementari.
Si fanno vedere filmati d'orrore, ai bambini, e poi ci meravigliamo se tanti bambini la notte hanno incubi. A un bambino di appena nove anni è stata regolata dai genitori una cassetta con effetti speciali di Halloween, dove suoni orrendi, con catene, urla terribili, pipistrelli, si accavallano continuamente per fare dei
povero innocente un piccolo “deficiente” impaurito!
Ancora una volta il buon senso è andato a spasso e nessuno lo ha più ritrovato.
Chi non sa divertirsi in un modo sano è segno che è un po’ malato.
Rifletti e cerca un po’ di buon senso per non lasciarti manipolare da nessuna
modo... che porta fuoristrada.
Halloween? No grazie.
Mi piacciono cose Più belle, serene e interessanti!
Don Salvatore Tumino
Assemblea parrocchiale
Mercoledì 26 ottobre alle ore 21.00 tutta la comunità è invitata a partecipare alla prima assemblea parrochiale durante la quale verrà presentato il tema di quest'anno "Educhiamoci alla libertà" e verrà programmato insieme l'anno pastorale 2011/12.
Questa settimana i vari gruppi non si riuniranno, perchè tutti siamo chiamati a partecipare all'assemblea.
Si riparte da Roma per la nuova evangelizzazione
Nei giorni 16 e 17 ottobre si è tenuto a Roma il 1° incontro internazionale dal tema “Nuovi evangelizzatori per la nuova evangelizzazione”, che ha radunato attorno a papa Benedetto più di 100 realtà ecclesiali impegnate sul fronte del primo annuncio, per un totale di circa 11.000 persone.
Ma cosa si intende quando si parla di “Nuova evangelizzazione”?
Fu per primo Giovanni Paolo II a sottolineare, agli inizi del suo pontificato, l’urgenza di una "evangelizzazione nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione". (Disc. alla XIX Assemblea del CELAM, 1983). In fondo non è poi nulla di “nuovo”, ma si tratta di riscoprire e riattualizzare la vocazione di ogni comunità cristiana: “evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare"…(Evangelii nuntiandi 14). Sulla scia di queste parole, Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi, hanno invitato i cristiani a considerare l’evangelizzazione come una delle attività pastorali della Chiesa ma come la manifestazione della sua stessa natura e della sua missione, segno della presenza dello Spirito Santo che la anima e la guida.
La nuova evangelizzazione può infatti essere considerata come la risposta dello Spirito Santo alla crescente secolarizzazione della società, che sempre più si è allontanata da Dio, una società dove l’edonismo, l’individualismo, il consumismo, l’ateismo hanno impregnato ogni ambito del vivere umano, facendo dimenticare la fede a molti uomini del nostro tempo. Pertanto, mentre nei secoli scorsi l’impegno missionario della chiesa era rivolto ai paesi poveri del terzo mondo, oggi è l’Europa stessa, e la società occidentale più in generale, a dover essere “ri-evangelizzata”. Urge infatti sempre più la necessità di far risuonare l’annuncio d’amore del Vangelo tra le menti sorde e assopite degli uomini di oggi.
É per questo che il Papa ha istituito nel dicembre del 2010 il “Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione” guidato da Mons. Rino Fisichella che ha il compito di coordinare i vari movimenti e associazioni impegnate già da anni in questo ambito come le “Cellule parrocchiali di evangelizzazione”, la “Scuola di evangelizzazione S. Andrea”, i “Corsi Alpha”, le “Sentinelle del mattino”, solo per citarne alcune.
Ma in cosa consiste la “Nuova evangelizzazione”?
Per molti, la nuova evangelizzazione consiste in primo luogo nell’andare verso le persone che si sono allontanate dalla Chiesa e dalla fede, verso i battezzati che hanno perso la loro identità cristiana. Si tratta inoltre di aiutare i cristiani che hanno ricevuto i sacramenti a diventare dei cristiani “evangelizzati”, vale a dire aiutarli a riscoprire la loro relazione personale con Cristo, poiché l’essere cristiani nasce dall’incontro con una persona viva e operante: Gesù Cristo.
Durante l’incontro romano il Papa ha incoraggiato i nuovi evangelizzatori a rinnovare l’impegno nel portare a tutti l’annuncio del Vangelo con lo stesso slancio delle prime comunità cristiane ed ha esclamato: “Dobbiamo sempre credere nell’umile potenza della parola di Dio e lasciare che Dio agisca!”.
Ha ricordato inoltre che “il seme della Parola, come narra la parabola evangelica del seminatore, cade anche oggi ancora in un terreno buono che la accoglie e produce frutto. I nuovi evangelizzatori sono parte di questo campo che consente al Vangelo di crescere in abbondanza e di trasformare la propria vita e quella di altri”, e che “nel mondo, anche se il male fa più rumore, continua ad esserci il terreno buono”.
Ha poi concluso il suo discorso “svelando” il segreto di una evangelizzazione efficace: “Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù, il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera”.
La società odierna ha bisogno di uomini e donne innamorate di Dio, che prima ancora di parlare agli altri di Dio, sappiano parlare a Dio nel silenzio della preghiera, uomini e donne che fiduciosi nella Sua Parola abbiano il coraggio di “gettare le reti” nel mare burrascoso del mondo di oggi!
Davide Mezzasalma
3° Corso Alpha
Ma cos'è un corso Aplha?
Corsi Alpha sono nati da un’intuizione del reverendo Nicky Gumbel, pastore della parrocchia anglicana di Holy Trinity Brompton (Londra), diventata il centro mondiale di questa metodologia, diffusasi fin dagli anni ’80 anche in campo cattolico.
Si tratta del metodo di evangelizzazione più diffuso nel mondo: i Corsi Alpha attualmente sono più di 40.000, sparsi in ogni Continente e presso ogni denominazione cristiana.
L’originalità del metodo è il successo di questi corsi: come Gesù ha evangelizzato mangiando, così attraverso dieci «cene di evangelizzazione», persone non credenti e lontane dalla fede hanno la possibilità di fare un incontro con Dio e con il cristianesimo.
Si tratta del metodo di evangelizzazione più diffuso nel mondo: i Corsi Alpha attualmente sono più di 40.000, sparsi in ogni Continente e presso ogni denominazione cristiana.
L’originalità del metodo è il successo di questi corsi: come Gesù ha evangelizzato mangiando, così attraverso dieci «cene di evangelizzazione», persone non credenti e lontane dalla fede hanno la possibilità di fare un incontro con Dio e con il cristianesimo.
Documento "Educhiamoci alla libertà"
A questo link è possibile scaricare il testo del documento del nostro vescovo mons. Paolo Urso per l'anno pastorale 2011/12 dal tema "Educhiamoci alla libertà".
Tutti all'isola di Nede!
Resoconto del campo estivo 2011
Valentina Rimmaudo
Dal 5 all’8 settembre venticinque ragazzi del primo anno cresima e del post-cresima seguiti da noi animatori, guidati da padre Enzo e deliziati dalle prelibatezze preparate con amore dalla “cucina”, hanno fatto esperienza diretta con loro stessi, con gli altri e con Gesù Vivo, partecipando al campo estivo organizzato dalla parrocchia a San Luca. Non dimenticherò mai l’ansia e l’agitazione, non solo mia ma di tutti gli animatori, aspettando l’arrivo dei ragazzi. Al loro arrivo, dopo averli accolti con canti e balli e averli divisi nelle proprie stanze, è iniziata la nostra avventura: come naufraghi sopravvissuti a un impatto aereo e fortunatamente atterrati sull’Isola di Nede, così i ragazzi un po’ disorientati hanno iniziato a conoscersi attraverso giochi e dinamiche. Il giorno successivo siamo entrati nel cuore del campo, iniziando con il primo insegnamento - Chi sono io? - proprio alla scoperta di noi stessi, dei propri talenti e delle proprie capacità. Non c’è infatti nessuno che non sappia far nulla, tutti sappiamo fare qualcosa, fosse anche saper fischiare come Bartolomeo Garelli, il primo dei ragazzi di don Bosco. Dopo aver costruito le valigie di cartone, con tutto ciò che ci rappresenta e aver giocato, nel pomeriggio abbiamo affrontato un’altra importante quanto delicata tematica: io sono il mio corpo. Un insegnamento che ci riguardava e ci ha colpito tutti e che con le dinamiche e soprattutto con la condivisione ci ha portato a un’attenta riflessione e analisi. Non potevamo concludere la giornata in un modo migliore, se non guardando il toccante video-testimonianza di Simona Atzori, che pur essendo nata priva delle braccia ha accettato questo suo “difetto” come un progetto di Dio. Il giorno seguente, dopo aver preso parte alla messa mattutina, come ogni giorno, e aver fatto colazione, al “richiamo dell’Isola” è iniziato il terzo insegnamento sulla famiglia, conclusosi con un forte momento di adorazione. Interessante è stato anche scoprire, attraverso la lettura di un passo del Vangelo, un Gesù adolescente che alla vista dei genitori ansiosi e preoccupati risponde “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”, ma che fa ritorno a Nazareth con i genitori, stando loro sottomesso. Come veri naufraghi, che ricordano il proprio focolare domestico, abbiamo poi costruito delle capanne.
Gli “altri” però non sono solo i nostri genitori, ma anche i nostri amici e proprio del gruppo dei pari è stato trattato nel pomeriggio, mentre già iniziavano a formarsi dei legami tra di noi, come anelli di una catena, che per unirsi gli uni agli altri devono prima aprirsi gli uni con gli altri. Il momento più forte ed emozionante non solo della giornata, ma, a mio avviso, dell’intero campo è stato l’adorazione sotto le stelle, durante la quale Gesù era con la Sua presenza viva “in mezzo a noi”, e noi ne siamo testimoni. Questo corso non poteva che finire con la riscoperta del proprio rapporto con Dio, ultima tematica affrontata, e con la ricerca del Suo perdono, attraverso il sacramento della Riconciliazione. Un’esperienza tutta da rifare, che ad ognuno di noi ha dato qualcosa: chi era sfiduciato delle proprie capacità ha riscoperto se stesso, chi si rapportava con i propri genitori con “segnali di fumo”, ha capito che i “messaggi in bottiglia” sono più efficaci…Per quanto mi riguarda, posso senza dubbio affermare che questo campo sembrava essere fatto apposta per me, sembrava che ogni insegnamento mi parlasse direttamente e solo adesso ne vedo i risultati: prima per me la preghiera era un optional, “qualcosa” a cui ricorrevo nel momento del bisogno o quando mi sentivo sola…adesso, iniziando a leggere e meditare per dieci minuti un passo del Vangelo ogni sera, non ne posso più fare a meno, la preghiera mi è necessaria, ho bisogno di sapere cosa ogni giorno Gesù mi vuole dire. Credetemi, è facile! Basta solo aprire il nostro cuore e tendere le braccia a Lui, che continuamente ci lancia una corda per tirarci fuori dall’isola del peccato in cui ci eravamo smarriti.
Gli “altri” però non sono solo i nostri genitori, ma anche i nostri amici e proprio del gruppo dei pari è stato trattato nel pomeriggio, mentre già iniziavano a formarsi dei legami tra di noi, come anelli di una catena, che per unirsi gli uni agli altri devono prima aprirsi gli uni con gli altri. Il momento più forte ed emozionante non solo della giornata, ma, a mio avviso, dell’intero campo è stato l’adorazione sotto le stelle, durante la quale Gesù era con la Sua presenza viva “in mezzo a noi”, e noi ne siamo testimoni. Questo corso non poteva che finire con la riscoperta del proprio rapporto con Dio, ultima tematica affrontata, e con la ricerca del Suo perdono, attraverso il sacramento della Riconciliazione. Un’esperienza tutta da rifare, che ad ognuno di noi ha dato qualcosa: chi era sfiduciato delle proprie capacità ha riscoperto se stesso, chi si rapportava con i propri genitori con “segnali di fumo”, ha capito che i “messaggi in bottiglia” sono più efficaci…Per quanto mi riguarda, posso senza dubbio affermare che questo campo sembrava essere fatto apposta per me, sembrava che ogni insegnamento mi parlasse direttamente e solo adesso ne vedo i risultati: prima per me la preghiera era un optional, “qualcosa” a cui ricorrevo nel momento del bisogno o quando mi sentivo sola…adesso, iniziando a leggere e meditare per dieci minuti un passo del Vangelo ogni sera, non ne posso più fare a meno, la preghiera mi è necessaria, ho bisogno di sapere cosa ogni giorno Gesù mi vuole dire. Credetemi, è facile! Basta solo aprire il nostro cuore e tendere le braccia a Lui, che continuamente ci lancia una corda per tirarci fuori dall’isola del peccato in cui ci eravamo smarriti.
Valentina Rimmaudo
Presentazione piano pastorale 2011/12
Mercoledì 21 settembre alle ore 20.30 il nostro vescovo Paolo presenterà e consegnerà in cattedrale il piano pastorale 2011/12 dal tema "Educhiamoci alla libertà". L'invito è rivolto a tutti, in particolare agli operatori pastorali.
Sulla nostra pagina you tube sono stati caricati due nuovi video sulla festa, per visionarli si può accedere dal seguente link http://www.youtube.com/user/sacrocuorecomiso
Incontri estivi
Serata finale oratorio estivo
Sabato 30 luglio concluderemo l'oratorio estivo con una super mega festa in Piazzetta Sacro Cuore.
L'appuntamento è alle 19.00 con la S. Messa e a seguire ci sarà lo spettacolo realizzato dai ragazzi dell'oratorio.
Tutti, grandi e meno grandi, nonni e bambini, mamme e papà siete invitati a partecipare!
Vi aspettiamo numerosi per trascorrere insieme un'allegra serata all'insegna del sorriso e del buon umore!
Vi aspettiamo numerosi per trascorrere insieme un'allegra serata all'insegna del sorriso e del buon umore!
Estate: tempo di vacanze!
Dopo un lungo inverno lavorativo o trascorso tra i banchi di scuola, tutti aspettiamo con ansia l’arrivo dell’estate. C’è chi già fa progetti di viaggi a mare, in montagna, in crociera o chi semplicemente attende le ferie per “staccare la spina”, così si usa dire!
Ma “staccare la spina” da che cosa? Forse da noi stessi, dalle nostre responsabilità familiari, da tutto e da tutti? “Staccare la spina” per evadere dalla routine quotidiana, ma per andare dove? Tutti cerchiamo serenità e riposo, ma spesso corriamo il rischio di organizzare le vacanze in modo tale da tornare alla fine più stanchi e insoddisfatti di prima e senza energie per ricominciare il nuovo anno sociale!
Dove e come, allora, trovare quel riposo che tutti cerchiamo affannosamente?
Gesù un giorno, vedendo che i suoi discepoli erano stanchi e affaticati, disse: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco” (Mc 6,31). Egli non si riferiva solo al riposo del corpo, ma sicuramente anche a quello dell’anima.
Se lo vogliamo questa estate può essere speciale: l’occasione cioè per fare un viaggio in noi stessi, scoprendo la nostra interiorità e in essa incontrare Dio; invece di “staccare” possiamo “riattaccare la spina” con noi stessi, con gli altri, con il creato e con Dio!
Dunque l’estate è tempo di riposo, tempo in cui stiamo di più in famiglia. Perché allora non approfittarne per rinsaldare i legami con i nostri figli, con i nostri genitori, con i nostri amici? L’estate può divenire un’occasione propizia per riallacciare rapporti interrotti, per approfondire vecchie e nuove amicizie e ristabilire una dimensione più “umana” del nostro vivere, acquisendo la consapevolezza che diveniamo più “umani” quanto più siamo capaci di donarci agli altri.
Infatti l’estate è tempo per “esercitare” l’amore, non solo in famiglia, ma anche nei confronti di chi più soffre ed è solo (malati, anziani, drogati, emarginati,..). Perché non impiegare le nostre ferie e le nostre energie magari in qualche esperienza di volontariato?
Inoltre l’estate è un tempo privilegiato per rapportarsi con la natura la quale, svelandosi nella sua più autentica bellezza, fa nascere in noi stupore e meraviglia e ci porta a lodare e ringraziare il Creatore.
Perciò l’estate ci offre l’opportunità di dedicarci maggiormente alla preghiera, per entrare in intimità con Dio e questo possiamo farlo attraverso l’ascolto quotidiano della sua Parola, attraverso l’Eucaristia o partecipando a qualche settimana di spiritualità. L’estate è inoltre un tempo prezioso per approfondire la conoscenza della nostra fede, attraverso buone letture che sicuramente alimentano il nostro spirito e lo elevano a ideali grandi.
L’augurio che ci facciamo per questa estate è :
che sia un tempo per ritemprare la nostra anima e il nostro corpo, che sia un tempo di crescita e di sano svago; che sia un’esperienza davvero arricchente per la nostra vita; che sia un tempo per gettare a mare tutte quelle zavorre che appesantiscono la barca della nostra vita e ritrovare l’essenziale!
Buone e sante vacanze a tutti!
Ma “staccare la spina” da che cosa? Forse da noi stessi, dalle nostre responsabilità familiari, da tutto e da tutti? “Staccare la spina” per evadere dalla routine quotidiana, ma per andare dove? Tutti cerchiamo serenità e riposo, ma spesso corriamo il rischio di organizzare le vacanze in modo tale da tornare alla fine più stanchi e insoddisfatti di prima e senza energie per ricominciare il nuovo anno sociale!
Dove e come, allora, trovare quel riposo che tutti cerchiamo affannosamente?
Gesù un giorno, vedendo che i suoi discepoli erano stanchi e affaticati, disse: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco” (Mc 6,31). Egli non si riferiva solo al riposo del corpo, ma sicuramente anche a quello dell’anima.
Se lo vogliamo questa estate può essere speciale: l’occasione cioè per fare un viaggio in noi stessi, scoprendo la nostra interiorità e in essa incontrare Dio; invece di “staccare” possiamo “riattaccare la spina” con noi stessi, con gli altri, con il creato e con Dio!
Dunque l’estate è tempo di riposo, tempo in cui stiamo di più in famiglia. Perché allora non approfittarne per rinsaldare i legami con i nostri figli, con i nostri genitori, con i nostri amici? L’estate può divenire un’occasione propizia per riallacciare rapporti interrotti, per approfondire vecchie e nuove amicizie e ristabilire una dimensione più “umana” del nostro vivere, acquisendo la consapevolezza che diveniamo più “umani” quanto più siamo capaci di donarci agli altri.
Infatti l’estate è tempo per “esercitare” l’amore, non solo in famiglia, ma anche nei confronti di chi più soffre ed è solo (malati, anziani, drogati, emarginati,..). Perché non impiegare le nostre ferie e le nostre energie magari in qualche esperienza di volontariato?
Inoltre l’estate è un tempo privilegiato per rapportarsi con la natura la quale, svelandosi nella sua più autentica bellezza, fa nascere in noi stupore e meraviglia e ci porta a lodare e ringraziare il Creatore.
Perciò l’estate ci offre l’opportunità di dedicarci maggiormente alla preghiera, per entrare in intimità con Dio e questo possiamo farlo attraverso l’ascolto quotidiano della sua Parola, attraverso l’Eucaristia o partecipando a qualche settimana di spiritualità. L’estate è inoltre un tempo prezioso per approfondire la conoscenza della nostra fede, attraverso buone letture che sicuramente alimentano il nostro spirito e lo elevano a ideali grandi.
L’augurio che ci facciamo per questa estate è :
che sia un tempo per ritemprare la nostra anima e il nostro corpo, che sia un tempo di crescita e di sano svago; che sia un’esperienza davvero arricchente per la nostra vita; che sia un tempo per gettare a mare tutte quelle zavorre che appesantiscono la barca della nostra vita e ritrovare l’essenziale!
Buone e sante vacanze a tutti!
(articolo tratto dal numero di giuno 2007 del giornalino"Frammenti di vita parrocchiale")
Pensavate che ci eravamo dimenticati di voi?!?
Noooooooo...!
Dopo il successo dell'oratorio invernale, arriva l'oratorio estivo!
Stiamo preparando un un mese carico di giochi, musica, uscite, e tanto tanto divertimento!
L'appuntamento è ogni lunedì, mercoledì e venerdì di luglio dalle 16.00 alle 19.00 nel saloncino parrocchiale.
Affrettati ad iscriverti, la quota di iscrizione è di 15 euro, e trascorreremo un'estate davvero indimenticabile!
Gli animatori
Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo
In quel tempo, Gesù disse alle folle dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».(Gv 6,51-58)
Come non inginocchiarci, come non prostrarci davanti a te e adorarti nel tuo Santissimo Sacramento, Signore Gesù, dopo aver gustato questo pane che ci sazia facendoci venire fame, e dopo aver bevuto questo vino che, salvandoci, ci rende ebbri!
In questo solenne giorno in cui festeggiamo il banchetto del Re, a cui siamo invitati dalla tua predilezione, noi ti chiediamo di diffondere nel mondo intero tutti i tesori di vita nascosti umilmente nell'Ostia. Gesù-Ostia, tu ti doni interamente perché sei ricolmo d'amore per ognuno di noi, per ogni uomo di ogni tempo. Fino alla tua venuta nella gloria, non smetteremo mai di adorarti, lasciandoci consumare in questa unione intima, in questa fusione di cuori, in questo abbraccio di corpi che è la sola felicità che noi possiamo assaporare su questa terra. Mio Signore e mio Dio!
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».(Gv 6,51-58)
Come non inginocchiarci, come non prostrarci davanti a te e adorarti nel tuo Santissimo Sacramento, Signore Gesù, dopo aver gustato questo pane che ci sazia facendoci venire fame, e dopo aver bevuto questo vino che, salvandoci, ci rende ebbri!
In questo solenne giorno in cui festeggiamo il banchetto del Re, a cui siamo invitati dalla tua predilezione, noi ti chiediamo di diffondere nel mondo intero tutti i tesori di vita nascosti umilmente nell'Ostia. Gesù-Ostia, tu ti doni interamente perché sei ricolmo d'amore per ognuno di noi, per ogni uomo di ogni tempo. Fino alla tua venuta nella gloria, non smetteremo mai di adorarti, lasciandoci consumare in questa unione intima, in questa fusione di cuori, in questo abbraccio di corpi che è la sola felicità che noi possiamo assaporare su questa terra. Mio Signore e mio Dio!
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