Agata nacque e visse a Catania in una famiglia nobile del III sec., durante il proconsolato di Quinziano. Secondo la tradizione Agata si consacrò a Dio a 15 anni, ma studi più approfonditi, indicano la maggiore età di 21 anni: non prima di quest’età una fanciulla poteva essere consacrata diaconessa, cosa che Agata era.
Nel 250 Quinziano, giunto a Catania con l’intento di far rispettare l’editto dell’imperatore che chiedeva ai cristiani di abiurare la loro fede, s’invaghì della giovane e le ordinò di ripudiare la sua fede e adorare gli dèi pagani. Al rifiuto di Agata il proconsole la affidò ad una sacerdotessa di Venere allo scopo di corromperne i princìpi; rivelatosi vano questo tentativo, Quinziano avviò un processo e convocò Agata al pretorio. Breve fu il passaggio dal processo al carcere, alle violenze per piegare la fanciulla; all’inizio venne fustigata e sottoposta al violento strappo di una mammella, ma la notte venne visitata da San Pietro che la rassicurò e ne risanò le ferite, infine venne sottoposta al supplizio dei carboni ardenti. La notte seguente l’ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella.
Appena un anno dopo la sua morte Catania venne colpita da una grave eruzione dell’Etna; il popolo andò in cattedrale e preso il velo della santa lo portò in processione nei pressi della colata; questa si fermò dopo poco tempo. Era il 5 febbraio, la data del martirio della vergine catanese.
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