Le tappe principali della vita di Stefano ci vengono narrate negli Atti degli Apostoli. Qualche tempo dopo la Pentecoste, sorsero dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate. Allora i dodici apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che avrebbero dovuto servire alle mense mentre costoro si sarebbero dedicati solo alla predicazione della Parola di Dio e alla preghiera. Vennero eletti, infatti, sette diaconi tra cui Stefano, il quale pieno di grazia e di fortezza, cominciò a compiere prodigi tra il popolo. Nel 33 o 34, gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti accusarono Stefano di pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio. Fu trascinato davanti al Sinedrio e accusato ingiustamente, allora Stefano pronunziò un discorso in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato, per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore. I presenti si scagliarono su di lui e lo lapidarono. Mentre il giovane diacono crollava insanguinato, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”, proprio come disse nostro Signore Gesù Cristo prima di spirare.
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