San Biagio


San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della benedizione della gola, fatta poggiandovi due candele incrociate e invocando la sua intercessione. L’atto si collega alla tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella gola.
Era Vescovo della comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani. S. Biagio muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché? Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati e proseguito con lotte fino a quando Costantino farà strangolare Licinio. Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi.
Per S. Biagio i racconti tradizionali sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di S. Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio. Il suo culto lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe...Ne ha fatta tanta di strada, il vescovo armeno della cui vita sappiamo così poco!

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