Santa Giuseppina Bakhita


Nasce nel Sudan nel 1869, rapita all'età di sette anni e, venduta più volte a mercanti di schiavi, conosce sofferenze fisiche e morali. Sono i suoi rapitori a darle il nome di Bakhita («fortunata»). Poi venne tatuata con rito crudele e tribale: 114 tagli di coltello lungo il corpo. Alla fine la acquistò un agente consolare italiano, Callisto Legnami e dieci anni di orrori e umiliazioni si chiudevano.
Trascorrono più di due anni e il console deve rientrare in patria. Bakhita pregò il suo padrone di portarla in Italia con sé. Raggiunta la sconosciuta Italia, il console la regalerà ad una coppia di amici di Mirano Veneto e per tre anni diventerà la bambinaia di loro figlia.
Ed ecco l’incontro con Cristo. La mamma di Alice decide di mandare figlia e bambinaia in collegio dovendo raggiungere l’Africa per un certo periodo di tempo. La giovane viene ospitata nel Catecumenato diretto dalle Suore Canossiane di Venezia e ha la possibilità di conoscere la fede cristiana. Il 9 gennaio 1890 riceve il battesimo, la cresima e la comunione e le viene dato il nome di Giuseppina Bakhita. Nel 1896 pronuncia i voti e si avvia ad un cammino di santità. Cuoca, sacrestana e portinaia saranno le sue umili mansioni svolte a Schio, in provincia di Vicenza, dove morì    l’ 8 Febbraio 1947.

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