Il mio miglior amico Gesù


Ore 6.00 mi sveglio tutta ansiosa per la partenza tanto attesa che ogni anno emoziona grandi e piccoli: il campo parrocchiale aperto a tutti i ragazzi della scuola media. Arrivati in piazzetta trovo tutti i miei compagni che aspettano trepidanti l’ora della partenza e nel frattempo scambiano qualche chiacchiera. Finalmente il così tanto atteso momento arriva, perciò carichiamo tutte le valigie in macchina e… si parteeeeee!!! Dopo circa mezz’ora di strada, dove il paesaggio ci coinvolge in tutta la sua maestosità, arriviamo a destinazione; così tutti, eccitati quanto timidi, scendiamo in attesa della sistemazione in camera. Intanto gli animatori ci accolgono con una canzone molto allegra, mentre i genitori commentano l’avvenimento. Dopo un breve e “dolce” break iniziamo a conoscere il personaggio che ci accompagnerà per tutta la durata del campo: il piccolo principe, che venuto da un pianeta lontano è giunto fino alla Terra. Iniziamo con il primo insegnamento, che parla di “Chi sono io?” e poi il secondo intitolato  “Le maschere”.
Dopo aver trattato questi due temi ci riuniamo in gruppi per la condivisione e anche per conoscerci tra di noi. Dalla condivisione salta fuori che noi non ci conosciamo ancora del tutto e quindi per capire come siamo fatti ci servono gli educatori (genitori, catechiste, sacerdoti ecc…) ma questo processo è destinato a durare tutta la vita. QQqqQueste maschere le abbiamo paragonate a delle persone tratte dalla storia del piccolo principe: il re, il vanitoso, l’uomo d’affari, il lampionaio, il geografo e l’ubriacone. Abbiamo notato che tutti questi personaggi hanno una caratteristica in comune: sono tutti soli nel loro pianeta e hanno bisogno di compagnia. Dopo un po’ di giochi tutti insieme finalmente a pranzo e, dopo, un riposino nelle proprie camere. Il pomeriggio abbiamo giocato tutti allegramente e dopo padre Enzo ci ha fatto riflettere con uno dei suoi insegnamenti. Il giorno dopo sveglia alle 6.30 e recita del Santo Rosario mentre passeggiamo per i campi. “Solitudine” e “Amicizia” sono i temi con cui ci confrontiamo; tutti i personaggi che avevamo visto il giorno prima soffrivano: il re senza nessuno da comandare, il vanitoso senza nessuno con cui vantarsi della sua bellezza, il geografo senza esploratori; l’ubriacone con i suoi sensi di colpa e il suo vino per dimenticarli; l’uomo d’affari con tutte le sue stelle che credeva di possedere e con cui credeva di diventare ricco ma senza nessuno con cui condividerlo; il lampionaio con il suo lampione che accendeva e spegneva ogni minuto e soprattutto senza tempo da dedicare agli altri perché era sempre impegnato. Per quanto riguarda l’amicizia abbiamo commentato il significato attraverso il simbolo di un fiore i cui petali rappresentano le qualità di una vera amicizia: fedeltà, gratuità, libertà, autenticità, pazienza, condivisione, e abbiamo così capito che il nostro vero migliore amico è Gesù, poi abbiamo fatto un piccolo momento di preghiera legando dei fili di spago a forma di treccia per rappresentare il nostro legame col Signore. La domenica pomeriggio sono venuti i genitori e dopo la messa siamo tornati tutti a casa con un notevole “bagaglio” di riflessioni.
 Simona Nicita

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